Basta anglicismi, usiamo l'italiano

Il vocabolario Devoto Oli

Il curatore del Devoto Oli contro la tendenza ad importare termini inglesi. Anche la Crusca è d'accordo

 FIRENZE. "Conoscere e saper usare l'inglese non è un buon motivo per rinunciare all'italiano; ci sono moltissimi casi in cui gli anglicismi si usano solo per pigrizia o per inerzia, non certo perchè non esistano equivalenti in italiano. Il concetto chiave  che l'italiano non ha bisogno dell'inglese per sostituire parole che circolano già in italiano". Lo ha detto a Firenze Luca Serianni, uno dei nuovi curatori dell'edizione del vocabolario Devoto Oli, parlando, ad un incontro della scuola di linguaggi Fenysia, di una delle novità della pubblicazione, la sezione "Dillo in italiano", che propone termini sostitutivi per i sempre pi presenti anglicismi usati nella lingua scritta e parlata.

 "Perché non 'cura del cliente', 'attenzione al cliente', invece di 'customer care'? O 'adozione coparentale' invece che 'stepchild adoption'?", gli esempi fatti da Serianni. A suo sostegno anche il presidente dell'Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, che ha espresso apprezzamento per l'attivazione della sezione 'Dillo in Italiano' nel vocabolario. "Serve a riflettere sul fatto che l'italiano ha in tanti casi legittimi equivalenti di parole inglesi - ha spiegato il linguista  - perché usare sold out al posto di tutto esaurito? Eppure tutto esaurito sta sparendo, e tutti usano sold out. Penso poi a 'maladministration', termine che ho trovato in un documento dell' Autorità anticorruzione; ma perché non usare cattiva amministrazione? Allora mi viene da pensare, se noi facciamo credere agli italiani che in italiano c'è mafia, camorra, bustarella, intrallazzo, ma per combattere queste cose, ci vogliono gli inglesi lotta alla maladministration, e il whistleblower, cioè l'allertatore civico, allora vuol dire che tutte le parole italiane sono corrotte, e tutti i rimedi alla corruzione arrivano dall'inglese, e questo francamente è assurdo".