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L’economia degli anglicismi. Un piccolo dizionario per capirne di più sul mondo finanziario

L’economia degli anglicismi. Un piccolo dizionario per capirne di più sul mondo finanziario

Cresce dell’inglese nel linguaggio giornalistico ed economico

L’inglese: una lingua con la quale è necessario fare i conti tutti i giorni, a partire dai contenuti degli articoli giornalistici fino al settore che forse ha maggiormente risentito dell’impatto e della diffusione di questa lingua nel mondo, ovvero quello dell’economia.

I cosiddetti anglicismi sono diffusi in tutti i settori dell’universo economico – dalla banca alle finanze -, e, indipendentemente dalle competenze linguistiche delle persone, è bene entrare in questa nuova realtà lessicale, quantomeno per comprendere le informazioni che tutti i giorni i media diffondono, o comunque per restare al passo coi tempi.

Come si è detto, il mondo dell’economia risente particolarmente dell’uso di anglicismi, comunemente utilizzati anche all’interno di discussioni politiche, di testi normativi, di articoli di giornale oppure di fonti giornalistiche televisive, compresi i dibattiti tra i vari politici.

In questo susseguirsi continuo di anglicismi – ovvero di parole mutuate dall’inglese – si parte da parole come “antitrust” (cioè un insieme di norme di tipo giuridico atte a tutelare la concorrenza nei mercati economici) e si arriva a termini come “broker”, che in pratica è un intermediario finanziario per conto terzi.

Molto spesso a parole come “broker” è associato anche il termine “online”, per configurare un’attività svolta tramite il web, e lo stesso accade per l’espressione “trading online”, noto anche come TOL, acronimo inglese che sta ad indicare la compravendita di strumenti finanziari proprio tramite Internet.

A questo particolare settore dell’economia sono connessi anche altri termini specifici, non sempre citati nelle fonti giornalistiche e televisive, ma comunque frequenti nel web: basta infatti semplicemente consultare una lista dei siti trading affidabili per vedere, ad esempio, parlare di “forex”, che in poche parole è una traduzione di “foreign exchange market” (ovvero “scambio di valuta estera”), con riferimento, dunque, a un mercato monetario interbancario.

Non sempre, certo, è facile sostituire certe parole inglesi così comunemente utilizzate in Italia in ambito economico, e non solo.

Ecco dunque un piccolo dizionario utile riferito ai termini più comunemente utilizzati dai media e dal web, oltre a quelli già sopra specificati:

  • Antitrust: norme giuridiche che tutelano i mercati economici
  • Audit: correttezza del bilancio di una determinata azienda
  • Bail in: risoluzione di una crisi bancaria attraverso azionisti, obbligazionisti e correntisti
  • Banking: sistema di pagamento elettronico, possibile grazie al web
  • Benchmark: termine che indica la prestazione di un certo titolo finanziario o di un fondo di investimento
  • Break Even: punto di pareggio, per un’impresa, tra fatturato e costi sostenuti
  • Corporate: società per azioni o di capitali
  • Default: incapacità tecnica del rispetto delle clausole contrattuali previste da un determinato regolamento finanziario
  • IBAN (International Bank Account Number): codice alfanumerico che identifica il conto corrente dell’utente
  • Leasing: contratto grazie al quale una parte concede in godimento all’altra un bene – previo corrispettivo – e per un determinato periodo di tempo, alla scadenza di cui la parte che ha in godimento il bene può restituirlo oppure diventarne il proprietario,dietro il pagamento di una opportuna differenza
  • Offshoring: delocalizzazione di un’impresa in paesi diversi
  • Outsourcing: pratiche utilizzate dalle aziende o dagli enti pubblici, che ricorrono ad altre imprese per svolgere alcune fasi del proprio processo produttivo
  • POS (Point of Sale): terminale di pagamento che permette di effettuare transazioni tramite carte di credito, di debito o prepagate
  • Roi: indice di redditività del capitale investito o “ritorno sugli investimenti”
  • Spread: differenza di rendimento tra due titoli dello stesso tipo e durata, di cui uno viene considerato un titolo di riferimento.

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