#Cambiare » Feed Cambiare » Feed dei commenti Cambiare » Itangliano & Anglicismi Feed dei commenti Botti di Carnevale Riunione gruppo “Cambiare” alternate alternate Vai alla biografia di Marco Infussi [titolo_gruppo_civico_cambiare.png] * * * * * * * * * * * * * * * Servizi offerti al cittadino * Delibere Comune di Ferentino * Biblioteca per cittadini informati * Mappa: bello e brutto a Ferentino * Qualità dell’aria * Notizie di attualità politica Ricerca per: ____________________ Cerca * [donazioni.png] Donazioni * [facebook.png] Facebook * [rss.png] Feed Rss * [contatti.png] Contatti [hprogrammi.png] [hpersone.png] [hanalisi.png] [hvuoto.png] [hfuturo.png] Itangliano & Anglicismi Aggiornato il 25 febbraio 2015 / Off-topic / Un solo commento Tweet Il termine anglicismo («una voce o frase dell’idioma inglese; ovvero una maniera di parlare», così nell’enciclopedia di Chambers tradotta a Venezia nel 1747; in ingl. anglicism risaliva al secolo precedente) compare alla metà del XVIII secolo, quando l’‘anglomania’, dopo aver furoreggiato in Francia, andava contagiando tutta l’Europa e si manifestava anche in Italia attraverso un interesse crescente per le parole inglesi. Scriveva nel 1764 Giuseppe Baretti nella «Frusta letteraria»: Che bella cosa, se mi venisse fatto di svegliare in qualche nostro scrittore la voglia di sapere bene anche la lingua inglese! Allora sì, che si potrebbono sperare de’ pasticci sempre più maravigliosi di vocaboli e di modi nostrani e stranieri ne’ moderni libri d’Italia! E quanto non crescerebbono questi libri di pregio, se oltre a que’ tanti francesismi di cui già riboccano, contenessero anche qualche dozzina d’anglicismi in ogni pagina. Usato all’inizio in concorrenza con inglesismo (attestato dal 1757), dai primi decenni del Novecento anglicismo è stato affiancato dalla variante anglismo e poi, per indicare in modo più specifico le interferenze dell’inglese d’America, o queste accomunate a quelle inglesi, anche da angloamericanismo. Influenza dell’inglese dal medioevo al primo Novecento Fino alla metà del Settecento, oltre a mancare il termine che li indicasse, anche gli anglicismi erano piuttosto rari. Nel medioevo sono attestate alcune parole dovute ai rapporti commerciali con l’Inghilterra: sterlini (1211), costuma «dogana» (dall’ingl. customs); in epoca rinascimentale voci relative alla vita politica e alla società inglese in relazioni di ambasciatori o viaggiatori o in opere storiche: alto tradimento (calco di high treason), parlamento, coronatore (dall’ingl. coroner), puritani. Alla fine del Cinquecento John Florio, insegnante d’italiano in Inghilterra, compose un vasto dizionario italiano-inglese intitolato A worlde of wordes (1598) ma, come il precedente lavoro di William Thomas (Principal rules of the Italian grammer, with a dictionaire, Londra 1550), è opera soprattutto per anglofoni. Solo dal Settecento l’inglese esercitò un’influenza sempre più incisiva. La rivoluzione industriale, il nuovo sistema politico consolidatosi dopo la guerra civile del 1642 con le istituzioni parlamentari, l’impero coloniale, e poi il mito della rivoluzione americana e della giovane nazione indipendente, il crescente prestigio culturale e scientifico dei paesi anglosassoni, i loro successi economici e diplomatico-militari, hanno via via alimentato un generale sentimento di ammirazione nei confronti della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Nel Settecento diversi intellettuali italiani soggiornano in Inghilterra e la lingua inglese, prima considerata barbara, viene rivalutata e studiata, se ne scopre la letteratura, se ne traducono i capolavori, la si impara per diletto, per essere al corrente, per necessità commerciali. Lo comprovano le tante edizioni e ristampe di grammatiche inglesi destinate a italiani. Pregevoli anche i dizionari bilingui: quello di Baretti (1760) ebbe sei riedizioni in quel secolo e numerose altre nel successivo. Tuttavia va ricordato che molto della cultura e del lessico inglese è filtrato tramite il francese: perfino nel XIX secolo la maggior parte dei romanzi di Walter Scott e di James F. Cooper, cui si deve la diffusione di molti anglicismi, furono tradotti da traduzioni francesi (Benedetti 1974; Sullam Calimani 1995). Appunto nel Settecento compaiono i primi consistenti nuclei di anglicismi: un settore particolarmente ricco è quello dei termini della vita politica e sociale che, a parte pochi casi (bill, club, pamphlet, humour), sono rappresentati da anglolatinismi o calchi facilmente integrabili (autodeterminazione, coalizione, comitato, costituzionale, legislatura, opposizione, ordine del giorno, senso comune, ultimatum). Diversi anche gli aggettivi: immorale, sentimentale che deve la sua fortuna alla traduzione del Sentimental journey di Laurence Sterne. Ma non mancano termini legati ai commerci e alla navigazione (biglietto di banco, importare; brick, cutter), alla moda, ai cibi e alle bevande (Cartago 1994: 727-735). Nel corso dell’Ottocento, col diffondersi della stampa, l’influenza dell’inglese si fa più capillare e, oltre al linguaggio politico (leader, meeting, premier, assenteismo, non intervento, radicale), interessa la vita mondana (dandy, fashion, festival), i nomi di abiti e stoffe, di mezzi di trasporto navali, la terminologia ferroviaria (rail, sostituito da verga o rotaia, locomotiva, vagone, tunnel). Diversi anche i nomi di cibi e bevande (brandy, gin, whisky; rostbif adattamento di roast-beef, curry). A cavallo fra Otto e Novecento sono interi settori del lessico che si sviluppano sotto la spinta del modello inglese: dall’economia (boom, business, check, copyright, depressione, export, manager, marketing, stock, trade-mark e il suo calco marchio di fabbrica, trust), a diverse scienze e tecniche nuove, come quelle dei trasporti (cargo, ferry-boat, yacht, rompighiaccio calco di ice-breaker; autocarro, bus, clacson), della radio, del cinema (cartoni animati, cast, film, set, vamp). Si pensi in particolare alle terminologie di sport che cominciano a praticarsi adesso, dal turf (derby, performance, outsider), al foot-ball (goal, cross, dribbling, offside e il suo calco fuorigioco), al tennis, al pugilato (ring, knock-out). Abbondano anche i termini riferiti alla vita quotidiana, al costume sociale, alle professioni (barman, boss, boy-scout, camping, gangster, killer, shopping, snob, proibizionismo, recital) (cfr. Cartago 1994: 735-743). L’anglicismo dalla metà del Novecento ad oggi Già dalla fine della prima guerra mondiale si notano segni di cambiamento: si riduce il ruolo del francese come tramite dell’anglicismo; cresce l’attrattiva della lingua inglese e in particolare, specie nel secondo dopoguerra dopo il boom economico degli anni Cinquanta, dell’American English. L’inglese è usato sempre più largamente nelle relazioni fra stati, nelle grandi organizzazioni internazionali, negli scambi legati alla vita culturale e alla ricerca scientifica, tanto da semplificarsi e rimodellarsi per favorire la massima comunicatività: anche perciò è stato accolto come lingua franca per un mezzo globale come internet. Cresce via via nella scuola italiana lo studio dell’inglese, che dal 1990 è pressoché l’unica lingua insegnata al livello dell’obbligo. Anche le pubblicazioni e le lezioni universitarie di alcuni settori scientifici vedono oggi l’inglese in un ruolo dominante. Riguardo alla lingua comune, gli attuali fenomeni di interferenza sono fortemente determinati dai mezzi di comunicazione sociale, che favoriscono una diffusione ‘dal basso’ dei prestiti e una loro rapida ambientazione. Gli anglicismi sono imposti dalle esigenze della società globale e dall’omologazione tecnologica e informatica: la simultanea trasmissione mondiale delle informazioni veicola dovunque i medesimi internazionalismi che accentuano la convergenza fra le lingue e che sono difficilmente sostituibili. Inoltre, mentre fino ad alcuni decenni fa gli anglicismi erano in gran parte filtrati attraverso la pagina scritta e introdotti dagli strati più colti, oggi la loro interferenza è soprattutto orale, anche se si tratta di oralità indotta e condizionata dai mezzi di comunicazione sonori che rendono disponibili i prestiti con una pronuncia già impostata e una prima ambientazione semantica, tanto che ogni parlante ha una certa facilità a farli propri e riutilizzarli. Taluni singoli settori risultano però più permeabili all’anglicismo, come il linguaggio di cinema e televisione (cult, news, zapping), di pubblicità e marketing (sponsor, spot, testimonial), il gergo giovanile (dark, punk, wow) e sportivo, il lessico di diverse discipline scientifiche, a partire dal settore economico-finanziario (Rando 1990; Rosati 2005) e da quello dell’informatica (Marri 1994; Lanzarone 1997). Ma ciò che mostra l’efficacia dei mezzi di comunicazione sono i tanti termini comuni (call center, fiscal drag, flop, mobbing, outing, stand-by, ticket) che riescono ad acclimatarsi rapidamente perché ricorrono in uno slogan, in un film, in una notizia televisiva (cfr. Guţia et al. 1981; Fanfani 1997). Tali elementi spesso danno luogo a derivati (chattare, flashato, ticketteria) o composti (hacker-terrorista, tagliaspot), inserendosi nelle strutture morfologiche della lingua alla stregua di quelli tradizionali (cfr. Klajn 1972; Schweickard 1998; Iamartino 2001; Bombi 2005) Aspetti linguistici Fra gli anglicismi contemporanei sono ancora i nomi la categoria più rappresentata. Un segno della pervasività dell’inglese è però il crescente apporto di aggettivi (bipartisan, no global, no-profit, trendy, cordless), talora sostantivati (i big), di avverbi e interiezioni, e in particolare di fraseologismi (job on call, book on demand, denial of service, marketing one-to-one, pay per view). Ogni prestito che inizi il suo processo di acclimatamento viene subito rapportato alle strutture dell’italiano. Ma, a differenza di un tempo, le ridotte capacità di assimilazione, la maggior conoscenza della lingua straniera, le modalità con cui avvengono le interferenze, rendono rari gli adattamenti grafici e fonomorfologici, sentiti come riproduzioni distorte e provinciali del modello. Così oggi gli anglicismi sono accolti o come prestiti integrali o come calchi o in entrambe le forme (attachment / allegato, hacker / pirata, web / rete, download / scaricare). Per la pronuncia dei prestiti integrali si tende ad approssimarsi più o meno, a seconda della situazione o della cultura del parlante, a quella inglese o americana, talora con incertezze fra i due tipi. Fanno eccezione le voci radicatesi popolarmente (shampoo, overdose, watt); tuttavia anche qui si stanno diffondendo pronunce più ‘corrette’ (bus [bas], raid [̍̍̍̍̍̍ˈrεid], festival [ˈfεstival]). L’assimilazione fonetica è minima: di solito il fonema inglese privo di un corrispondente in italiano viene reso col suono più vicino: [æ] > [ε] (match), oscillante con la resa [æ] > [a] (fan, manager); [ʌ ] > [ a] (pick-up, punk). Nella fonetica sintattica, oltre al completo ambientamento delle consonanti finali e all’estensione delle possibili occorrenze della semiconsonante [w] in posizione iniziale (welfare, windsurf, workshop, wow), la s sorda o sonora segue l’uso italiano, con sonorizzazione davanti a sonora (snowboard). Anche la grafia può indurre qualche adattamento: le doppie di solito si rafforzano (cannabis, horror). Si hanno tuttavia ipercorrettismi e contaminazioni: curling che si dovrebbe pronunciare con [ε] come avviene per surf, analogamente alla resa [ʌ ] > [ a] in voci come cult, cut, pub, si è recentemente diffuso nella pronuncia [ˈkarlin(g)] (Baglioni 2007). Per la grafia, ridottisi gli ipercorrettismi, emerge qualche adeguamento alla pronuncia (bodygard). Sempre praticata la riduzione dei composti al primo elemento, anche nei casi di sequenza germanica, segno della persistente vitalità della struttura tradizionale determinato + determinante (slot-machine > slot, soap opera > soap). Al plurale, secondo le raccomandazioni dei grammatici, gli anglicismi restano invariati; ma in certi contesti anche voci ormai stabilizzate (club, sport, test) sono usate col plurale all’inglese. Per il genere dei nomi l’adattamento è pacifico quando si tratta del genere naturale (lo steward, la hostess) o del genere della persona in questione (il/la tutor). In altri casi è determinato dalla forma della parola: gli anglicismi in -tion sono femminili, come i nomi italiani in -zione (devolution, fiction, location); quelli in -ing maschili (screening, walking). Oppure dipende dal genere della parola italiana corrispondente per significato (il badge, la e-mail, il nickname, la slide); prevalente è comunque il maschile (Thornton 2003). Pseudoanglicismi A testimoniare un’influenza riflessa dell’inglese (e degli anglicismi già presenti nella lingua) sono i falsi anglicismi, dovuti a parlanti che hanno una certa dimestichezza con elementi inglesi ma che li interpretano in modo errato o li riutilizzano per nuove creazioni indipendenti da un preciso modello. Ci sono i veri e propri pseudoanglicismi dovuti a un fraintendimento della struttura o del significato: prestiti decurtati (lift per liftboy), reinterpretazioni semantiche (parking «luogo di parcheggio» invece che «sosta»), calchi inesatti (aria condizionata da air conditioned «condizionato per mezzo dell’aria», fuga di cervelli su brain drain «esodo di cervelli», caso di studio invece che studio di casi per case study). E gli anglicismi apparenti, creati in modo più o meno corretto in italiano impiegando analogicamente strutture formative dell’inglese, note dai prestiti o dalla lingua (beauty case a cui si sono aggiunti beauty engineering, beauty point; così da trendsetter e opinion maker si è fatto trendmaker). Oggi è questo il tipo più ricorrente, specie nel settore pubblicitario-commerciale dove, pur di disporre di un anglicismo di richiamo, lo si inventa. Se tali neoconiazioni muovono da morfemi già radicati in italiano (autostop, videobar), o seguono moduli tradizionali (babykiller «bambino-killer»), sono equiparabili alle formazioni della lingua (Bombi 2005: 147-158). Effetti più profondi L’influenza dell’inglese non si esaurisce nelle interferenze lessicali, ma attraverso di esse giunge a interessare altri settori. Sul piano grafico si nota un maggior impiego nel linguaggio pubblicitario delle lettere non tradizionali (specie k, y e x), il ricorso gergale a grafemi anglicizzanti (briosha), usi iconici di lettere (inversione a U su U-turn, T-shirt). Per la fonetica, oltre a una maggior tolleranza per nessi insoliti e nuove distribuzioni dei fonemi, ben rappresentati negli anglicismi, è vinta la resistenza alle finali consonantiche, presenti in neoformazioni e in certi usi emergenti (ad es. l’estensione del non finale tonico). Nella morfologia lessicale i modelli inglesi hanno contribuito ad aprire l’italiano a nuove risorse formative e a rivitalizzare alcuni moduli, rendendo tutto il settore più duttile e moderno. I nuovi costrutti possono impiegare, anche in forme insolite e ‘ibride’, elementi dei tipi più disparati: elementi formativi greco-latini o alloglotti (➔ elementi formativi), abbreviazioni, clipping di lessemi, sigle; gli aggettivi e i sostantivi hanno funzioni sempre più intercambiabili; se serve a semplificare è adottata la sequenza determinante + determinato propria dell’inglese e dei composti di tipo greco; generalmente estesa la tendenza all’abbreviazione (contrazioni di parole, usi ellittici, riduzioni morfematiche, sigle). Nella prefissazione è noto l’uso di co- anche davanti a consonante (cobelligerante, copilota) e di non- coi nomi (indotta da prestiti e calchi come nonsenso, nonviolenza, no comment, non conformismo). Numerosi i nuovi formanti ottenuti con clipping: e- da electronics (e-mail, e-book), cyber- da cybernetics, docu- da document, net- da internet, ecc.; -matic da automatic, -cam da camera, -gate da Watergate, ecc. Il suffisso -ese, su modello americano, è usato per indicare varietà o stili linguistici (giornalese, politichese). Sospinta dall’inglese la diffusione del tipo compositivo costituito da un primo elemento (avverbio, aggettivo o sostantivo) + un aggettivo (o participio) che ne è determinato (lungodegente, sieropositivo, videodipendente). E quella delle giustapposizioni attributive di due nomi in cui uno qualifica l’altro, seguendo sia l’ordine romanzo (fine settimana, ragazza copertina) sia quello germanico (Presidente-pensiero). Rivitalizzati i vecchi composti verbali del tipo tira e molla (usa e getta, gratta e vinci). In diversi casi singoli elementi di composizione tendono a trasformarsi in suffissoidi o prefissoidi e quindi a rendersi disponibili per nuove autonome creazioni lessicali (Dardano et al. 2000; Bisetto 2003; Bombi 2005). Nel settore della sintassi affiorano diversi moduli di matrice inglese, fra cui l’uso dell’articolo indeterminativo in funzione predicativa specie nei titoli (per es., Una cultura classica nella scuola); la tendenza all’impiego avverbiale degli aggettivi (pensa positivo); tipi di costrutti con sintagmi preposizionali staccati dalla reggenza (fatto da e per donne; pronto a, ma ancora lontano da, venire); il ricorso alla co-disgiunzione e / o; le interrogative ‘multiple’ (chi fa che cosa?). Itangliano Il termine itangliano è stato coniato, sulla scia dell’antecedente franglais (lo spanglish era di là da venire), per indicare un italiano fortemente influenzato dall’inglese e, soprattutto, caratterizzato dalla massiccia presenza di anglicismi (e pseudoanglicismi) non adattati o di elementi (per es. prefissi e suffissi) inglesi o più spesso angloamericani. La parola risale a una monografia della fine degli anni Settanta del Novecento (Elliot 1977) dove si presentavano in forma di casistica aneddotica gli esempi più eclatanti di commistione italiano-inglese riconducibili principalmente all’ambiente aziendale e ai suoi tic linguistici (in appendice al volume l’elenco dei 400 termini tipici). Altri termini sono stati coniati a definire il linguaggio che risulta dalla «mescolanza di vocaboli e costrutti italiani e inglesi»: italiaricano, itanglese, italiese, itenglish (Schweickard 2006: 562), ma itangliano è la denominazione prevalente (cfr. la sua ripresa in Trifone 2007). Su un piano diverso, va anche ricordato che l’italiano anglicizzato è stato considerato una specifica varietà del repertorio contemporaneo (Sanga 1981). Nel corso di un trentennio, lo scenario ha mutato gli attori: il bacino d’utenza passiva e attiva dell’inglese è andato per cause diverse ampliandosi (maggiore consistenza qualitativa e quantitativa dell’insegnamento dell’inglese; maggiore esposizione al suo uso vivo per turismo, relazioni sociali e diffusione di TV satellitari e Internet), e l’influsso angloamericano ha permeato sempre più massicciamente, accanto ai tradizionali, settori nuovi: la cultura hip-hop, le serie televisive di grande successo e seguito, le nuove tecnologie. Ciascuno di questi settori ha portato, accanto ai grandi cambiamenti sociali che ha determinato e secondo i noti meccanismi che sottostanno alle dinamiche del prestito interlinguistico (cfr. Cartago 1994), il proprio contributo lessicale all’italiano: i cinema multisala hanno tutti nomi inglesi (a Roma Sud ci si accorda per serate al Warner [Village], o allo Stardust), ai convegni ci si interroga sul portato pedagogico dei social network, nei corridoi delle facoltà studenti vagano, laptop alla mano, alla ricerca dei migliori punti wireless, i professionisti si concedono, nel tardo pomeriggio, un tonificante happy-hour. È nuova in questo quadro la sola promozione degli anglicismi a usi anche istituzionali: alla Camera dei deputati i membri del governo rispondono al question time, i sottosegretari hanno delega al welfare e si moltiplicano, a tutela dei cittadini e dei consumatori, le authority preposte al controllo di settori strategici per la vita del paese. Tipi ed esempi di Itangliano Con l’itangliano hanno facile gioco i puristi e quanti ritengono che il primo elemento del composto debba in qualche modo essere protetto e tutelato dal secondo: è semplice, in un enunciato mistilingue, isolare l’elemento alloglotto, biasimarne l’uso (Castellani 1987) e, se del caso, proporre per esso un sostituente (Giovanardi, Gualdo & Coco 2008). In alcuni casi poi l’itangliano fa gridare vendetta e viene naturale schierarsi dalla parte, almeno, del buonsenso: DoesItOffendYou, Yeah? […] With a heavy heart i regret to inform you che gli ospiti dell’opening parti della nuova stagione sono i Does It Offend You, Yeah? You have no idea what you’re getting yourself into, ma se avete il fegato per scoprirlo, l’appuntamento è il 10 ottobre alla Locanda […]. Scommettiamo che alla fine potrete gridare anche voi we are rock stars? Saluti. Keep It Yours HolidatsLive + SoftPunkDj set + NoizeInvasion Dj set Visual Aira Questo è il volantino pubblicitario (corsivi originali) di una serata-evento in un locale romano distribuito al bar di una facoltà universitaria. Questo è un itangliano voluto, ricercato e non certo di necessità come può esserlo quello di un manuale di informatica o quello in uso presso la redazione esteri di una testata giornalistica (cfr. Frenguelli 2006): l’effetto qui è caricaturale e si fa fatica a capire se testi come questi ricalchino, scimmiottino o promuovano tendenze dell’uso vivo. Sembrerebbero ricalcare, queste righe, le stesse logiche d’ordine commerciale che fanno sistematicamente preferire ai pubblicitari aftershave al già consolidato «dopobarba» e dire agli stilisti che, avendo a cuore il look e non l’«aspetto», essi disegnano capi fashion, non «alla moda», e definiscono trend, non «tendenze». È più complesso di quanto non lo sia in questi esempi identificare gli elementi estranei quando all’itangliano riesca di ben mimetizzarsi; quando, cioè, il materiale lessicale o morfosintattico che costituisce un enunciato sia tutto, almeno in apparenza, italiano. Lì a segnalare che un qualcosa stona, non quadra, rimane la sola familiarità con l’italiano standard, e a far balenare l’idea di un possibile influsso angloamericano è la sola conoscenza ben approfondita della lingua inglese. Condizioni rare a trovarsi combinate: di lì l’alto tasso di permeabilità al sistema e di riproposizione nei parlanti. Si dice grazie per l’impegno che profondi, anche se faremmo meglio a dire grazie di; siamo amici, con Mario, da tre anni, ma in italiano si dice essere amico di; e via così esemplificando. In altri termini, come vanno dimostrando gli interventi più recenti sul tema da parte di studiosi attenti alla questione (cfr. Dardano, Frenguelli & Perna 2000; Sullam Calimani 2003; Bombi 2005), gli influssi dell’angloamericano sulla nostra lingua cominciano a esondare dal campo tradizionale del lessico (Klajn 1972) per raggiungere anche altri livelli. È itangliano, anche se ben camuffato, l’impiego risemantizzato, legato soprattutto alle traduzioni in italiano della saggistica e della narrativa e alla pratica del doppiaggio cinematografico e televisivo (cfr. Garzone 2005; Pavesi 2006), di alcuni verbi attestati nella nostra tradizione con significati diversi da quelli ora più in voga. Quando salviamo un file parliamo due volte itangliano: non solo impieghiamo file invece di documento, ma anche il senso di «archiviare», prima sconosciuto a salvare, lo stiamo in realtà mutuando da quello inglese di to save. Parliamo itangliano quando impieghiamo locuzioni come fare sesso o prendersi il proprio tempo che scalzano quelle di prassi: fare (al)l’amore e fare con comodo / calma. È itangliano che elementi angloamericani entrino, a volte scompaginando procedure ben consolidate, nella morfologia, soprattutto nei processi di derivazione e composizione (cfr. Frenguelli 2005): avviene con il tipo baby pensione che antepone, come d’obbligo in inglese, il determinante (la qualifica) al determinato (la cosa qualificata) o anche con il tipo Papa boys, nel quale una relazione sintattica articolata («i ragazzi del Papa / che seguono il Papa») viene compressa e resa, semplificata, con una sola giustapposizione. Non è immune dal fenomeno la morfosintassi (cfr. Degano 2005): può essere intaccato l’aspetto verbale, come accade con il tipo è che non l’ho lavato da anni al posto del più opportuno non lo lavo o, tratto davvero recentissimo ma in forte espansione, l’impiego di gerundive implicite a scapito delle prescritte subordinate esplicite: (1) il gruppo […] è caratterizzato da una struttura variabile sia a livello di organico che di repertorio, spaziando da … mentre corretto sarebbe stato avere, piuttosto, dato che spazia da; ancora: (2) anoressia e bulimia rappresentano la prima causa di morte per malattia tra le giovani italiane […] colpendo oggi circa […] 150/200mila donne mentre corretto sarebbe stato avere dal momento che colpisce. Anche la grafia risente dell’itangliano: è ormai sistematico nella trascrizione delle cifre l’impiego, riverberato anche nel parlato, del punto al posto della virgola per i decimali, oppure l’uso delle maiuscole per gli etnici anche in funzione aggettivale, o dei mesi dell’anno nelle date. È presto per dire se questi recenti colpi vibrati all’integrità del sistema lingua siano, come altri vezzi esotici rivelatisi poi, alla prova dei decenni, meri occasionalismi, da considerarsi salve o bordate d’artiglieria: sarà il tempo a palesarci le sorti dell’itangliano (e dell’italiano). Il quadro all’orizzonte è però forse meno cupo di quanto gli stessi segnali qui presentati possano indurre a ritenere: entrano, è vero, nelle nostre vite e in itangliano PIN (Personal identity number), smart-card e facebook, ma pur sempre salda rimane, a presidio dell’italianità almeno delle nostre e-mail, una ben tenace chiocciolina. Contro il provincialissimo “Itangliano” si usino invece queste parole. Premessa necessaria: questa non è una crociata contro l’inglese. Parlare bene non solo l’italiano ma anche l’inglese (o qualsiasi altra lingua) è bellissimo e utilissimo. Ma non sempre è indispensabile introdurre una quantità di parole inglesi in un discorso o in un testo in italiano. Non si suggerisce quindi di tradurre termini come “marketing” o “sport”, “rock”, “browser”, “smog” (che non hanno corrispondenza), o come “apartheid” o “star system” o “New Deal”, che rimandano a fenomeni radicati in un luogo, in un tempo preciso. abstract : riassunto, sintesi advanced : avanzato, progredito, evoluto, sviluppato, d’avanguardia aftershave : dopobarba alert : allarme all inclusive : tutto compreso appeal : attrazione asap (as soon as possible) : al più presto, prima possibile asset : beni, risorse attachment : allegato audience : pubblico audit : revisione, controllo, ispezione, verifica, accertamento austerity : austerità authority : autorità award : premio background : retroterra, sfondo, contesto, antefatto backstage : dietro le quinte badge : tesserino, distintivo band : gruppo, gruppo musicale, complesso benchmark : punto di riferimento, pietra di paragone, confronto, indicatore benefit : vantaggio, indennità, beneficio, gratifica best practices : buone pratiche, buone prassi big : grande, grosso bipartisan : bilaterale, bipartitico, condiviso (da maggioranza e minoranza) blend : miscela body copy : testo, testo pubblicitario bodyguard : guardia del corpo bond : obbligazione boss : capo brand : marca brand awareness : conoscenza della marca brand strategy (value) : strategia di marca, (valore della marca) break : pausa break even : pareggio di bilancio budget : bilancio, previsione di spesa, stanziamento building : palazzo, edificio business (core business) : affari, attività (attività principale) business administration : gestione aziendale business card : biglietto da visita buyer : compratore cameraman : operatore card (credit card) : carta, tesserino, figurina (carta di credito) cartoon : cartone animato case history : caso esemplare, (med.) cartella clinica, anamnesi cash : contanti, pronta cassa cash flow : flusso monetario, flusso di cassa, liquidità catering : servizio di ristorazione center : centro cheap : economico, a buon mercato, dozzinale, scadente check (check list) : controllo (lista di controllo) check up : visita di controllo chewing gum : gomma da masticare class action : azione collettiva clown : pagliaccio coach : allenatore, istruttore, insegnante coffee break : pausa caffè columnist : editorialista comfort : agio, comodità coming out : scoprirsi, dichiararsi (dichiarare la propria omosessualità) commitment : impegno, dedizione, responsabilità community : comunità competitor (competition) : concorrente (concorrenza) compilation : collezione, raccolta, antologia, selezione concept : idea, concetto, nucleo concettuale contest : concorso, gara, competizione convention : convegno, conferenza, assemblea, congresso, simposio copyright : diritto d’autore corner : angolo, spazio counseling : assistenza, terapia, orientamento, consulenza counseling service : servizio di assistenza, consultorio coupon : buono, cedola, tagliando cover : copertina, custodia, (music.) rifacimento, reinterpretazione crew : squadra, gruppo, equipaggio customer care : assistenza clienti customer satisfaction : soddisfazione dei clienti day by day : giorno per giorno deadline : scadenza deal : accordo, affare, trattativa default (andare in default) : fallire, andare in bancarotta default (impostazioni di) : impostazioni predefinite deregulation : deregolamentazione developer : sviluppatore device : congegno, dispositivo display : schermo, visore downgrading : retrocessione download (fare un) : scaricare dress code : regole d’abbigliamento dry : secco eco-friendly : ecologico editing (editor) : revisione, correzione (redattore) empowerment : rafforzamento, valorizzazione, attribuzione di potere endorsement : appoggio, sostegno, approvazione engagement : coinvolgimento enter : invio escalation : incremento, intensificazione, inasprimento escort : accompagnatrice, prostituta evergreen : classico, intramontabile executive (chief executive) : dirigente, funzionario responsabile (amministratore delegato) exit poll : sondaggio tra i votanti, sondaggio sul voto export : esportazioni fact checking : verifica dei fatti fair play : correttezza, lealtà, gioco leale fake : falso, imitazione, bufala fan : tifoso, sostenitore, appassionato, ammiratore, fanatico fashion moda : caratteristica, funzione, funzionalità feature : commento, opinione, risposta, riscontro {tecn. retroazione) feedback : sentimento, sensibilità, coinvolgimento, presentimento feeling : sentimento, sensibilità, coinvolgimento, presentimento field : campo fine tuning : messa a punto finger food (street food) : stuzzichini (cibo da strada) fitness : forma, forma fisica flop : fiasco, insuccesso, fallimento flyer : volantino food (junk food) : cibo, al imento {cibo spazzatura, porcherie) font : carattere (tipografico) forecast : previsione, stima form : modulo, scheda, formulario full time : a tempo pieno gang : banda, cricca gangster : criminale, malvivente gap : lacuna, divario, scarto, distanza gender : lacuna, divario, scarto, distanza ginger : genere gossip : pettegolezzo guideline : linee guida hall : atrio, ingresso, salone d’ingresso happy ending : lieto fine headline : lieto fine homemade : artigianale, fatto in casa, casereccio hot : caldo, bollente hotel : albergo human resources : risorse umane import : importazioni input : contributo, suggerimento, apporto, immissione, spunto intelligence : spionaggio jobs act : inizio, principio, lancio (riunione iniziale – preliminare) kickoff (kickoff meeting) : assassino, omicida, sicario killer : corredo, equipaggiamento, attrezzatura kit : conoscenza, sapere, competenza know how : fuori combattimento k.o . 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The following two tabs change content below. * Bio * Ultimi Post Il Mio Profilo Twitter Il mio profilo Facebook Il mio canale YouTube Marco Infussi Ferentino a Antiche Fornaci Giorgi Tramite il gruppo civico Cambiare partecipo ad un progetto di rinnovamento della classe politica di Ferentino. Con questo sito internet cerco di informare e creare una discussione trasparente circa le scelte operate dall'amministrazione comunale. Lavoro in architettura e restauro, progettando e realizzando ambienti, strutture, arredi ed oggetti tramite la mia azienda, Fornaci Giorgi, che produce pavimenti, rivestimenti ed elementi architettonici in cotto fatto a mano. Mi interesso di arti visive, interfacce uomo macchina, applicazioni internet. Ho il pollice verde ed amo mia moglie Domitilla e nostra figlia Charlotte. In passato ho collaborato con Wikipedia, Ubuntu, Live Performers Meeting, Il Cartello per la promozione e diffusione delle arti, Greenpeace, Festival Arrivano i Corti, Il Giardino delle Rose Blu, Il Gabbiano. Il Mio Profilo Twitter Il mio profilo Facebook Il mio canale YouTube Ultimi post di Marco Infussi (vedi tutti) * Lode del dubbio, di Bertold Brecht - 29 aprile 2019 * L’analfabeta politico, di Bertold Brecht - 29 aprile 2019 * Arresto di Pio Riggi: espulso da Cambiare nel 2013 - 8 marzo 2019 * Baloney Detection Kit – Carl Sagan - 2 febbraio 2019 * What is Man? – Mark Twain - 28 gennaio 2019 Un solo commento 1. Alessandro Cocco su Facebook 25 febbraio 2015 at 13:26 Rispondi ahahha bel lavoro! Era ora, cosi speriamo che qualcuno la smette di usare termini anglofoni per darsi un tono. Lascia un commento Annulla risposta Commento _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ Nome * ______________________________ Email * ______________________________ Sito web ______________________________ Commento all'articolo Cosa fa Marco Infussi per le piccole e medie imprese Cosa fa Marco Infussi per l'insegnamento delle nuove tecnologie a scuola Cosa fa Marco Infussi per la bellezza dell'ambiente urbano Cosa fa Marco Infussi per la trasparenza Archivio articoli off-topic Come prendere il potere con la Scuola – Piero Calamand... Great speeches in history... The Work of Art in the Age of Mechanical Reproduction –... 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