#BorderLain » Feed BorderLain » Feed dei commenti BorderLain » Lotta agli anglicismi, ma l’Italiano ancora non si schiera: che ne sarà della nostra lingua? Feed dei commenti alternate alternate alternate * Home + Bon Voyage + Cinema & Serie Tv + Cronache di un BL + Cultura + Dillo a BL + Editoriali + Fotografia + Interviste + Letteratura + Music + Nerdate + News + Politica + Racconti Brevi + Salute + Società + Sport * VIDEO * BLCrew * Contatti * Sali a bordo! BorderLain BorderLain * Home + Bon Voyage + Cinema & Serie Tv + Cronache di un BL + Cultura + Dillo a BL + Editoriali + Fotografia + Interviste + Letteratura + Music + Nerdate + News + Politica + Racconti Brevi + Salute + Società + Sport * VIDEO * BLCrew * Contatti * Sali a bordo! ____________________ (BUTTON) HomeCulturaLotta agli anglicismi, ma l’Italiano ancora non si schiera: che ne sarà della nostra lingua? dominazione degli anglicismi Cultura Lotta agli anglicismi, ma l’Italiano ancora non si schiera: che ne sarà della nostra lingua? no comment Chiara Cogliati Chiara Cogliati5 mesi ago7 Agosto 2020anglicismifascistiFranciaitalianolinguapuristiSpagna Tempo di lettura: 3 minuti __________________________________________________________________ Negli ultimi anni un fenomeno sempre più diffuso si è radicato nella nostra società tanto da non poterlo più ignorare: si tratta della dominazione linguistica dei forestierismi, o meglio, degli anglicismi, che sembra non lasciare scampo alla nostra povera e trascurata lingua italiana. Il periodo che ci siamo ritrovati a vivere a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19 ne è un chiaro esempio: a spopolare sono state espressioni quali “lockdown”, “droplet”, “smart-working”, servizi “delivery”. Testimonianza del fatto che l’inglese fa cool e gli italiani – o meglio, alcuni italiani – non possono più farne a meno. Ma da dove si origina questo uso improprio e smisurato degli anglicismi? Internet e globalizzazione La dominazione degli anglicismi è un fenomeno piuttosto recente concretizzatosi con l’avvento della globalizzazione. Pensiamo ad esempio alle multinazionali, le quali si rapportano con diversi stati e hanno dunque necessità di mediazione e di comunicazione tra le diverse sedi. L’inglese, a tal scopo, è indispensabile. Allo stesso modo, quando parliamo di globalizzazione non possiamo non citare internet. La rivoluzione digitale ha favorito l’interazione tra persone di diversi parti del mondo, e l’inglese è diventata la lingua degli affari politici e economici a livello internazionale. Ma il dominio di internet non si ferma qui: si lega alla creazione dei social media e con essi la comparsa di nuovi termini che tutt’ora rimangono senza traduzioni quali “influencer”, “follower”, “like”, etc. In più, internet e i social media hanno rivoluzionato il mondo lavorativo istituendo nuove professioni con tanto di appellativi rigorosamente in lingua inglese: “Social Media Manager”, “SEO Expert”, “Community Manager”, ma anche il più classico “Freelancer”. Sicuramente tutti gli stati – chi più, chi meno – si sono dovuti piegare alla globalizzazione. Tuttavia, ciò che resta sorprendente è come alcune nazioni siano riuscite ad arginare l’anglicizzazione, mentre altre l’abbiano per lo più assecondata. Tra Puristi, Fascisti e Anglisti Il dibattito sulla lingua italiana e la sua contaminazione ancora oggi è particolarmente acceso: a prevalere sono gli estremismi. Da una parte c’è chi sembra allinearsi alla politica linguistica adottata durante gli anni del fascismo che prevedeva la lotta a qualsiasi tipo di barbarismo. Una lotta spesso ingiustificata che finiva col debordare nel ridicolo, con l’interdizione dell’utilizzo di francesismi e anglicismi e l’imposizione di una loro traduzione. Ecco che hotel diventa albergo, bar diventa mescita, sandwich viene tradotto da D’Annunzio in tramezzino, e a cadere vittima dell’eccessiva revisione linguistica sono anche i nomi propri: William Shakespeare si trasforma in Guglielmo Scuotilancia. Dall’altra parte però sembra altrettanto ridicolo utilizzare espressioni – specialmente nell’ambito lavorativo – come “call”, “meeting”, “briefing” per parlare di una semplice riunione tra colleghi, “concept” per indicare l’idea di un progetto, “boss” oppure “coach” per indirizzarsi al capo o l’allenatore. Insomma, ci sono casi in cui dell’inglese possiamo fare a meno. Ma ciò che spaventa i linguisti italiani è che negli ultimi anni si stanno diffondendo nel nostro vocabolario sempre più parole intraducibili: computer, internet selfie, influencer, social media sono solo alcuni esempi. Quest’ultimo in particolare è un fenomeno tutto all’italiana. La Francia, una linea di mezzo L’Italia sembra essere scesa a compromessi con la dominazione della lingua inglese, senza nemmeno troppe opposizioni. Al contrario ci sono paesi che si sono schierati dalla parte della loro lingua, imponendosi di fronte a una dittatura che è meglio prevenire che curare. È il caso della Francia dove nel 1994 è stata istituita la legge Toubon che prevede l’uso obbligatorio della lingua francese nelle pubblicazioni governative, nelle pubblicità, nei luoghi di lavoro, nei contratti e nelle contrattazioni commerciali. Tutto ciò per garantire trasparenza e maggiore chiarezza e allo stesso tempo preservare la lingua francese. Ovviamente nessun francese si sognerebbe mai di tradurre parole come “jeans”, “internet” e “babysitter”, tuttavia, la politica linguistica francese promuove l’utilizzo di alternative agli anglicismi: “jeans” diventa jean al singolare, en ligne espressione più diffusa per indicare il mondo del web, e la “babysitter” è anche detta nounou. La lingua è cultura Il modello francese è particolarmente emblematico siccome rappresenta una mediazione – più che una chiusura o una totale apertura – di fronte agli anglicismi. La globalizzazione e le sue conseguenze a livello linguistico non possono essere negate, ma di fronte alla dittatura dell’inglese gli Stati dovrebbero adottare la linea della parsimonia: inglese sì, ma solo lo stretto necessario e nelle giuste circostanze. L’italiano di questo passo rischia una progressiva svalutazione e un conseguente impoverimento lessicale. E questo è un gravissimo problema perché la nostra lingua ci rappresenta quanto le nostre città, la nostra cultura, il nostro cibo e i nostri prodotti. La globalizzazione ci può far soccombere nel rischio di omologazione siccome le singole culture vengono schiacciate. Ma se paesi come Spagna e Francia si sono accorti di tale rischio, l’Italia sembra ancora non dargli il giusto peso, dimenticandosi che la lingua è sinonimo di identità culturale. L’italiano ci pone in un contesto di comunità, di condivisione e di coesione a livello nazionale: dopotutto la nostra lingua siamo noi che la parliamo e la teniamo viva. Se finiremo col farla annegare nel mare degli anglicismi, che cosa ne sarà di lei? Chiara Cogliati Leggi anche – Vacanze all’italiana: 5 città italiane da riscoprire quest’anno Ti sei perso il “Cronache di un Borderlain” di questo mese? CLICCA QUI Tags :anglicismifascistiFranciaitalianolinguapuristiSpagna add a comment Leave a Response Annulla risposta Comment _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ _____________________________________________ Name ______________________________ Email ____________________ [ ] Save my name, email, and website in this browser for the next time I comment. Leave a comment Chiara Cogliati7 Agosto 2020 Chiara Cogliati Chiara Cogliati Da un anno vive a Venezia dove studia, ogni tanto si rintana leggendo e ogni tanto pensando, anzi spesso, serve per fare tutto il resto. Le piace ascoltare, le riesce meglio che parlare, ma per fortuna sa anche scrivere, un pochino, e allora quello che vorrebbe dire a parole lo scrive, così si diverte. view all posts Il curatore come fa? Spunti e riflessioni. 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Quando inizi la carriera,… * Manu Scusate, ma se si prende una sqyadra già qualificata in… * Serena Zoe Lombardi Ciao Sonia, ti rispondo con l'emozione che mi muove le… BorderLain * Privacy Policy * Contatti Copyright © 2019 BorderLain | Welcome on board. Welcome on BorderLain. | powered by [ calligaro design ] Per offrirti una migliore esperienza questo sito utilizza cookie di profilazione. Continuando la navigazione acconsenti all’utilizzo. Per saperne di più consulta la nostra cookie policy. ACCETTO Cookie policy (BUTTON) Chiudi Privacy Overview This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these cookies, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. 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