#Caratteri Liberi » Feed Caratteri Liberi » Feed dei commenti alternate alternate MENU * * * * * Home * Autori * Contatti * Chi Siamo * Note Legali Caratteri Liberi MENU * Agorà * Cultura e Società * Medio Oriente * Mondo * Io Leggo * Politica Dagli anglicismi al decadimento aprile 21, 2020 • Agorà, z in evidenza di Davide Cavaliere – Il governo ci ha segregati in casa per proteggerci dal virus cinese, ma non ha preservato la Lingua italiana dal germe degli anglicismi. «Lockdown», «Droplet» e «Task force» si aggiungono ai già orribili «Gap» o «Spred» o «Spending review». Viene spontaneo chiedersi da dove derivi la necessità di usare i suddetti termini inglesi, gli italici «Confinamento», «Goccioline» e «Unità operativa» non vanno ugualmente bene? Governo e stampa tentano di darsi un tono autorevole impiegando parole inglesi, ma finiscono per assomigliare ad Alberto Sordi quando vestiva i panni di Nando Mericoni, «lamericano» a Roma. Lo scrivente ha temuto che il Presidente Conte terminasse i suoi discorsi sulla necessità del «lockdown», con un duplice «orrait orrait». La sottomissione allo straniero non avanza solo col Meccanismo europeo di stabilità o con gli eurobond, ma anche con una linguaggio istituzionale sempre più inquinato da parole aliene e avulse dalla Italica loquela. Gli italiani sono affetti da una esterofilia compulsiva, pensano di sprovincializzarsi abusando dei termini angloamericani, senza rendersi conto che così facendo cadono nel provincialismo più piccino e meschino. L’English contemporaneo ricorda il «latinorum» dei Promessi Sposi, serve a distorcere ed edulcorare la realtà: «confinamento» è eccessivamente brutale, meglio «lockdown» è di gran lunga più «figo» e «easy». Al tempo stesso, garantiscono un’aura di autorità e dimestichezza col mondo globale, una «unità operativa» potrebbe ricordare un consesso di burocrati, ma «task force» fa pensare ai Navy SEAL. Tutto appare più rapido, scattante, in una parola: moderno. Per una qualche ragione, noi italiani siamo convinti che la nostra favella non sia autorevole o sia «vecchia», ma proprio la sua lunghissima storia la rende ricca e accreditabile. Soffriamo di giovanilismo linguistico, impoveriamo e infettiamo la nostra lingua madre nell’illusione di svecchiarci. Dispiace dirlo, ma anche l’area «sovranista» abusa di lemmi esteri, quando «Prima l’Italiano» dovrebbe precedere il più classico «Prima gli italiani». Le Lingue, diceva Herder, sono gli scrigni dei Popoli. La Lingua di un Popolo è la sua storia verbalizzata, trasformata in segni e suoni. Custodire un lessico significa conservare una tradizione, le parole nazionali sono le vestali delle identità, ma anche manifestazioni del presente di una Nazione. A ben vedere, l’invasione di termini stranieri è proceduta parallelamente all’esplosione del fenomeno migratorio. Un caso, si dirà, o forse sono due esternazioni della permeabilità dell’Italia, della facilità con cui gli italiani si fanno penetrare, conquistare e varcare. La Lingua italiana si squaglia davanti all’Inglese mercantile, rivelandosi porosa come le sue frontiere. Tutti s’infiltra col suo bagaglio di mediocrità e distruttiva differenza. Non solo, le nostre parole ci connettono al passato e noi ci stiamo appiattendo sul presente. La vastità dell’Italiano si riduce alla terminologia stringata e volgare dei «social», dei videogiochi e dell’economia. Atteggiamento che si sposa benissimo con l’indifferenza e l’ignoranza degli italiani verso la loro storia, il loro cinema, la loro letteratura. Il processo di «anglobalizzazione» non ci muta in esperti e amanti del Regno Unito, non ci trasforma in tanti Mario Praz, ma ci fa de-evolvere a consumatori passivi di un dialetto globale privo di profondità, apolide e nemico tanto dell’Italiano quanto dell’Inglese di Shakespeare. In passato erano i giovani ad avere un gergo colloquiale, cacofonico e colmo di anglicismi, oggi tutti si sono gerghizzati: dall’accademico che annuncia un «break», al direttore di banca che convoca un «meeting», sino a Presidente del Consiglio che pone gli italiani in «lockdown». Le parole inglesi sono compulsate alla stessa velocità con cui si digita sul telefonino, magicamente assurto al ruolo di «smartphone». Il nostro Spirito del Tempo, plasmato dalla pubblicità e dalla dinamicità irriflessiva dell’economia, genera un linguaggio desertificato, codici di comunicazione rapidi come «tweet» e «post». La complessa e profonda Lingua italiana non si sposa a un’era superficiale e avversa allo scavo nei concetti. L’immiserirsi del linguaggio si muove di concerto con il prosciugarsi del pensiero, è causa ed effetto dell’inerzia mentale dell’uomo post-moderno e post-europeo. Un depauperamento promosso, in primis, dalle classi politiche e intellettuali, che manomettono, disgregano, rimaneggiano l’Italiano. Sentire politici italiani discorrere di «fake news» e «austerity» genera estraniamento. Il servilismo nei confronti della neolingua albionica è il sintomo evidente di una patologia anti-italiana. Un ceto dirigente non conscio del proprio idioma sancisce la sua insignificanza. Non hanno sentimento della lingua, di conseguenza non hanno sentimento patriottico e i loro discorsi sono oralità priva di sfumature e prestigio. Questa riduzione della Lingua a mero utensile comunicativo, imbarbarita da vocaboli stranieri e ridotta all’osso della sua sintassi è l’avvisaglia della decadenza. La sirena fastidiosa che annuncia lo sgretolarsi della comunità nazionale, l’annuncio di una nuova stagnazione linguistica, dove gli illetterati faranno vanto del proprio analfabetismo. Print Friendly, PDF & Email Comments are closed. « Trump, il coronavirus e la deformazione dei fatti Gli ebrei non ebrei aedi del futuro » https://www.youtube.com/watch?v=a9Cx4ulwwvM Eventi GRANELLI DI SABBIA Mercoledì 16 ottobre, ore 18.30 LaFeltrinelli, Torino Vedi Seguici Su Facebook IFRAME: http://www.facebook.com/plugins/likebox.php?href=https%3A%2F%2Fwww.face book.com%2Fpages%2FCaratteri-Liberi%2F486879481402083&width=300&colorsc heme=dark&show_faces=true&border_color=%23dddddd&stream=false&header=fa lse&height=260 PER APPROFONDIMENTI, SEGUICI SU YOUTUBE CALENDARIO CAPTION: aprile: 2020 L M M G V S D « Mar Mag » 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 * Controllo e incertezza nello Stato paternalista gennaio 3, 2021 * Capodanno “mascherato”, riflessioni a margine gennaio 1, 2021 * Pandemia giuridica dicembre 27, 2020 * La prosa di Oscar Wilde che risplende inalterata dicembre 26, 2020 * Virus e Leviatano dicembre 26, 2020 * Il Mossad non è la Spectre dicembre 12, 2020 * Il “Diplomatico terrorista” processato ad Anversa dicembre 4, 2020 * dicembre 1, 2020 * Opposizione non pervenuta dicembre 1, 2020 * Fumetti Verticali, tra identità e innovazione novembre 30, 2020 Copyright © 2019 Caratteri Liberi. 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