Usiamo troppe parole inglesi? Sull'uso e abuso degli anglicismi in italiano, a partire dal nuovo Devoto-Oli: un elogio del capitalismo lessicale. di Anna Momigliano 26 Settembre 2017 Anglicismi Considerate, per un minuto, la parola “ragazza”. Le altre lingue latine -- prestigioso dizionario italiano, curata da Luca Serianni e Maurizio Trifone, ha introdotto una serie di schede volte a incentivare l’utilizzo di parole italiane al posto di alcuni anglicismi, il mio primo pensiero è che fosse un’operazione antistorica, oltre che fallimentare in partenza. Qui, ho pensato, si calpesta la naturale -- brand A onore del Devoto-Oli, va detto che la sua lotta contro gli anglicismi non è quello che rischia di sembrare e non è, a conti fatti, una lotta: tra i neologismi inseriti nella nuova edizione figurano “spoilerare”, -- chiacchierata con Studio. «Abbiamo ben chiaro che le lingue sono continuamente in evoluzione e che le contaminazioni e gli scambi fanno parte di questa evoluzione. Dunque non combattiamo gli anglismi… ma soltanto gli anglismi inutili e ridicoli. Perché ricorrere a una parola inglese quando c’è una parola italiana di più trasparente e di più facile comprensione?» -- Però, ecco, non è bastato a liberarmi della diffidenza iniziale, di quell’insofferenza che ho provato quando ho letto la notizia del vademecum per evitare gli anglicismi inutili, di cui hanno parlato un po’ tutti, dal Corriere della Sera a mia zia su Facebook. Non c’è bisogno di essere dei fini linguisti per rendersi conto che questo -- ‘storytelling’, che è ovunque e sinceramente non se ne può più». Abbiamo tutti in mente quel gergo, molto milanese o corrispondente a un certo stereotipo di Milano, fatto di anglicismi strategici, buzzword un po’ fine a sé stesse, che in molti trovano irritante: “storytelling”, appunto, ma anche “location”, “mood” o “cheap”. Poi, aggiunge, ci sono gli anglicismi che sono il risultato della semplice pigrizia: siamo talmente esposti ai media angloamericani, che a volte fatichiamo a trovare le parole in italiano (infatti in questo articolo ho scritto -- evergreen Certi anglicismi trasmettono, inutile negarlo, una sciatteria deprimente. Resta da chiedersi che cosa separa un prestito linguistico prezioso da uno sciatto. Perché “location” fa subito manager truzzo e “Weltanschauung” no? Trifone parlava di «anglicismi inutili», insomma la famosa regola dell’evitare i termini stranieri quando c’è un equivalente italiano, ma è un terreno scivoloso. Primo perché le parole -- non posso, che ci dà l’orticaria. Resta un’ultima domanda, però. Se è vero che esistono degli anglicismi sciatti, allora ha senso tentare di arginarli? In fondo, l’evoluzione della lingua, sciatta o preziosa che sia, è un processo naturale, e chi