“Basta che una sola persona che ci governa sia ricattata o ricattabile e la democrazia è a rischio”, in queste parole si racchiude davvero il senso profondo della scelta di vita compiuta da Tina Anselmi.
Ciascuno può ovviamente non riconoscersi nelle sue opzioni politiche, nei suoi singoli atti di parlamentare o di ministro (la prima volta per una donna), ma nessuno può e deve dimenticare la forza e la dignità con le quali ha sempre difeso le istituzioni repubblicane e i principi costituzionali. Per queste sue scelte fu spesso osteggiata e oltraggiata, dentro e fuori il suo partito. Alcuni non le hanno mai perdonato di aver presieduto, con autorevolezza e con straordinario passione civile, la commissione di inchiesta sulla loggia P2, non arretrando di fronte a nulla e a nessuno, antepondendo gli interessi generali a ogni interesse di parte o di partito.
Non pochi dei suoi avversari di allora continuano a inquinare la vita pubblica, lei invece era stata costretta a un pensionamento troppo anticipato per non destare sospetti. Eppure non aveva smesso di lottare e di testimoniare con lo stesso entusiasmo che, a soli 17 anni, l’aveva spinta a diventare staffetta partigiana e a contrastare i nazifascisti, anteponendo, anche allora, l’amore per la libertà al quieto vivere e alla indifferenza.
Sino a quando il suo fisico aveva retto l’abbiamo sempre incontrata in tutte le battaglie per la libertà di informazione, contro editti, bavagli, conflitti di interesse. Ci resta solo il rimpianto di non averla vista e salutata come la prima donna Presidente della repubblica.
Grazie sempre #TinaAnselmi.
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