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Stato
Stato Comunità politica costituita da un popolo stanziato in un determinato territorio, organizzato unitariamente come persona giuridica collettiva e titolare di un potere sovrano (governo) cui si è riservato il monopolio dell'uso legittimo della forza (potere coattivo) allo scopo di garantire l'ordine pubblico interno e di assicurare la difesa contro eventuali nemici esterni.
tipologie
Con riguardo all'ordinamento politico, sociale, economico, amministrativo si dice: S. assoluto o assolutistico, quello nel quale tutti i poteri sono ricondotti al solo sovrano, la cui azione non è limitata dalle leggi né dalla divisione dei poteri; S. patrimoniale, quello nel quale la sovranità appartiene alla persona fisica del sovrano; S. di diritto, lo S. nel quale il potere è sottoposto alla legge; S. costituzionale (come forma particolare dello S. di diritto), quello in cui la sovranità è sottoposta a principi fissati in una costituzione; S. totalitario, quello a partito unico, nel quale lo S. domina ogni aspetto della vita collettiva e individuale, e tutto è subordinato alle finalità da esso perseguite; S. corporativo, quello in cui la vita politica è guidata dalle corporazioni nelle quali i cittadini sono organizzati in base alla loro attività; S. teocratico, in cui l'autorità è detenuta dalla suprema autorità religiosa; S. confessionale, quello che riconosce un'unica religione ufficiale, la quale ne ispira e guida l'indirizzo politico; S. laico, quello che, nel rispetto di tutte le confessioni religiose, separa la propria attività politica da ogni forma d'ingerenza del clero. L'espressione S. sociale (anche S. del benessere o welfare State) fa riferimento, infine, a una concezione - di natura politico-economica - secondo la quale è compito dello S. garantire a tutti i cittadini (anche e soprattutto alle fasce economicamente più deboli) il diritto all'accesso ai servizi ritenuti essenziali (sanità, istruzione ecc.).
Stato - approfondimento di Francesco Tuccari
Il termine 'Stato' è entrato a far parte del lessico politico nel 16° sec.; fu proprio allora, infatti, che lo Stato fece la sua comparsa in Europa come forma di organizzazione istituzionale, politica, giuridica, amministrativa e militare della vita associata di assai ampie comunità di individui concentrate in un determinato territorio. Sia in quanto ordinamento giuridico sia in quanto apparato che esercita in modo esclusivo e legittimo la forza, lo Stato è espressione del potere sovrano di una data comunità. Come tale, esso assicura l'ordine interno e, nel contempo, definisce autonomamente i propri rapporti con altri Stati attraverso la diplomazia e, in casi estremi, la guerra.
Lo Stato in Età moderna, 15°-18° secolo
In forme assai diversificate, lo Stato sovrano ha rappresentato per circa cinque secoli la forma dominante, sebbene non esclusiva, dell'organizzazione dello 'spazio politico'. Esso si affermò dapprima, tra 15° e 16° sec., in Francia, Inghilterra e Spagna nel segno della monarchia assoluta, vale a dire attraverso una crescente centralizzazione dei poteri sovrani nelle mani di potenti dinastie dotate di una base autonoma di potere e in grado, dunque, di neutralizzare, o quanto meno di tenere sotto controllo, le tendenze particolaristiche delle grandi aristocrazie feudali. In questa prima fase i monarchi assoluti concentrarono nelle proprie mani gran parte delle funzioni pubbliche prima condivise con i diversi ceti. Essi, in particolare, crearono eserciti, apparati amministrativi e sistemi giudiziari centralizzati e professionalizzati, organizzando nel contempo più efficaci sistemi di riscossione fiscale in grado di assicurare le entrate necessarie al finanziamento degli apparati statali nel loro insieme. Tra 17° e 18° sec. l'organizzazione assolutistica dello Stato continuò a perfezionarsi in gran parte dell'Europa continentale, in particolare, ma di volta in volta secondo modalità differenti, in Francia, in Prussia e in Russia. In conseguenza di due importanti rivoluzioni (1628-60 e 1688-89), in Inghilterra si affermò invece il modello dello Stato costituzionale, rappresentativo e parlamentare, fondato sul principio della limitazione delle prerogative monarchiche e sull'equilibrio di poteri tra la Corona e il Parlamento, inteso quale espressione delle diverse articolazioni della società civile e del suo diritto a essere stabilmente rappresentata a livello politico.
Lo Stato nell'Età contemporanea
Tra 18° e 19° sec. la vicenda dello Stato moderno conobbe ulteriori e decisive trasformazioni. Con la Rivoluzione americana del 1776 e poi con la Costituzione del 1787-89, prese forma negli Stati Uniti un modello di Stato repubblicano-federale di grande successo, contrapposto al modello dello Stato unitario centralizzato proprio di molti Stati europei. A sua volta, la Rivoluzione francese del 1789 - laboratorio di una grande varietà di esperimenti politici e istituzionali - contribuì complessivamente a far sorgere nel Vecchio continente modelli statuali fondati sulla rappresentanza parlamentare, sui principi del liberalismo e del costituzionalismo, dello Stato di diritto e della separazione dei poteri. Un altro effetto caratteristico di queste trasformazioni fu, accanto a una pressoché definitiva laicizzazione dello Stato, il sorgere e il consolidarsi dei moderni Stati nazionali, tendenzialmente (anche se sempre assai imperfettamente) omogenei dal punto di vista etnico e soprattutto culturale. Dallo Stato liberale e costituzionale, ma attraverso processi tutt'altro che lineari, prese poi forma, tra il 19° e il 20° sec., lo Stato democratico, fondato sul suffragio universale per l'elezione del Parlamento, sul primato del potere legislativo e sull'azione determinante dei moderni partiti politici di massa. Accanto a questo modello e in contrapposizione a esso, nel corso del 20° sec. si sono affermate forme statuali di tipo del tutto diverso: da un lato, gli Stati comunisti, che ebbero il proprio archetipo nell'Unione Sovietica, dall'altro gli Stati fascista e nazista in Italia e Germania. Nonostante le loro pur rilevanti differenze, queste tre forme statuali, in particolare quella comunista e quella nazista, hanno dato sostanza a un nuovo e originale tipo di Stato autoritario: lo Stato totalitario.
Crisi dello Stato?
Nelle molteplici forme che ha assunto nel corso della storia, dando di volta in volta maggiore o minore sostanza alla partecipazione popolare e alle libertà individuali e collettive, lo Stato ha sempre e comunque esercitato un saldo controllo sulle risorse decisive - economiche, militari, culturali - del potere sovrano. A giudizio di molti studiosi, negli ultimi decenni questo controllo si è radicalmente indebolito in conseguenza delle profonde trasformazioni prodotte dai processi di globalizzazione. E ciò, in particolare, sul terreno dell'economia nazionale, che oggi è sempre più dominata da forze e centri di potere tipicamente sovrastatali e transnazionali. In questo quadro si parla sempre più spesso di 'crisi' o addirittura di 'fine' dello Stato. Una delle conseguenze più rilevanti di questa trasformazione è il profondo mutamento che ha investito la sfera delle relazioni internazionali, sulla cui scena non agiscono più in modo esclusivo, come accadeva un tempo, soggetti di tipo statuale, ma anche e soprattutto altri attori assai diversi, in parte sovrastatali e in parte locali, in parte pubblici e in parte privati. In questo quadro è andata mutando anche la natura stessa della guerra, che è oggi oggetto, a più livelli, di veri e propri processi di 'privatizzazione'. Molti autori dissentono, con buoni argomenti, dalla tesi di una crisi profonda della forma Stato. È indubbio, tuttavia, che i già rilevanti processi di erosione della tradizionale sovranità degli Stati avviati nell'epoca del bipolarismo e della guerra fredda sono stati ulteriormente accelerati dalle nuove dimensioni globali che la politica, l'economia, la vita associata e le culture hanno assunto negli ultimi decenni.
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Diritto pubblico, Forme e strumenti di governo
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