Lo stato d'eccezione
della nostra democrazia
   Lo stato d'eccezione della nostra democrazia
   distorce l'ordinamento giuridico, soddisfa le esigenze del capo del
   governo e della terza carica dello Stato.
   Il disegno di legge che sarà presentato nei prossimi giorni (e qui sta
   accontentare di 100. Gli alleati glielo concedono, facendo finta di
   avergli tolto 900. È così. È sempre stato così. Almeno quando in gioco
   ci sono le due questioni cruciali, sulle quali il Cavaliere non ha mai
   costituzionale, che ci vuole tutti uguali davanti alla legge. Si
   sospende l'applicazione dello stato di diritto, che ci vuole tutti
   ugualmente sottoposti alle sue regole. In nome della "volontà di
   potenza" di un singolo, e di un'idea plebiscitaria e populista della
   sua fonte di legittimazione: sono stato scelto dagli elettori, dunque i
   cittadini vogliono che io governi. O in nome della "ragion politica" di
   solo un'altra emanazione della sua "auctoritas", che ormai sovrasta ed
   assorbe la "potestas" dello Stato e del Parlamento.
   La partita vera, a questo punto, è più alta e più impegnativa. Si può
   essa tutti gli elettori? Scrive Giorgio Agamben che quando "auctoritas"
   e "potestas" coincidono in una sola persona, e lo stato di eccezione in
   cui essi si legano diventa la regola, allora "il sistema
       Anm: "A vuoto migliaia di procedimenti"
     * Lo stato d'eccezione
       della nostra democrazia
     * Pianosa, per la Prestigiacomo "caso chiuso"
       E Alfano rilancia: "Ne parlerò alla Stato-Regioni"
     * Napolitano: "Garante della magistratura