La Frontiera Nascosta

Così si potrebbe definire il territorio dell'Alta Langa, 43 piccoli paesi arroccati da secoli sulle sommità delle colline, molti dei quali raggiungono oggi a mala pena qualche centinaio di abitanti. Una frontiera intesa prima di tutto come spazio da esplorare, dal momento che l'Alta Langa non impone al turista itinerari privilegiati, ma gli offre risorse naturalistiche e culturali da scoprire girovagando, "andando per Langa", come si dice da queste parti. Una frontiera dal punto di vista del paesaggio naturale: una stessa collina, nei primi giorni di primavera, può presentarsi in veste invernale, mentre sui pendii esposti trionfano fioriture di ginestre e di alberi da frutto. Un incontro di climi, con le correnti fredde delle Alpi che si scontrano con le brezze che salgono dal mare, un incontro di culture: l'Alta Langa è allo stesso tempo una frontiera antropologica. Le parlate e gli accenti liguri si fondono qui con quelli piemontesi, dando origine a variazioni dialettali caratteristiche.

Le pendici collinari, ora dolci ora ripide e scoscese, a volte inaridite dalla siccità a volte trascinate a valle da prolungati acquazzoni, hanno obbligato nei secoli gli abitanti a escogitare strategie di sopravvivenza diverse da quelle degli agricoltori della pianura irrigabile. L'altitudine rende difficile anche la coltivazione della vite, così caratteristica della Bassa Langa, ed ecco allora che l'allevamento di pecore, la coltivazione della nocciola (Tonda Gentile delle Langhe), la fienagione, alcuni cereali danno vita a un'agricoltura di frontiera, marginale ma, proprio per questo, più rispettosa nei confronti dell'ambiente.

In quanto al paesaggio, i centri dell'Alta Langa mantengono inalterato il loro fascino, compatti sulla sommità delle colline, con le vie interne strette e tortuose che ricordano i carrugi delle cittadine liguri e la pietra di Langa, un tempo nascosta dall'intonaco della modernità, che ritorna oggi a rivestire le pareti delle case.

L'itinerario che proponiamo al visitatore risale la Valle Bormida da Cortemilia fino a Monesiglio e, al ritorno, percorre la strada conosciuta come "pedaggera", una via che senza perdere mai quota solca il versante della dorsale collinare che separa la Valle del Belbo dalla Bassa Langa.

Capitale della nocciola, ingrediente di base della celeberrima Nutella, del torrone e di molti dolci di sapore locale, Cortemilia (247 m) è adagiata sul fondovalle, sulle rive del torrente Bormida. I pendii che la circondano sono ricchi di terrazzamenti, frutto del paziente e faticoso lavoro di generazioni di contadini, che costruirono muretti a secco in pietra di Langa per ritagliare lembi di terreno coltivabile nella difficile terra di Langa. La recente nascita di un ecomuseo a protezione di questo particolare habitat antropizzato dimostra il suo fascino e la volontà di proteggerlo dagli assalti del tempo. Poco fuori Cortemilia, oltre il torrente Uzzone, sorge la pieve di Santa Maria, edificio che risale al XII secolo, una delle testimonianze più interessanti dell'architettura religiosa, costruita in arenaria locale dalle dolci tonalità dorate.

Piccolo borgo medievale a pianta triangolare, Bergolo (616 m) conta oggi solo una settantina di abitanti. Eppure, il fascino che sprigiona è notevole, con le sue case in pietra ben ristrutturate e con la posizione panoramica, a dominare i ripidi versanti tra la Valle Bormida e la Valle Uzzone. Tra i primi paesi di Langa a lanciare la moda dell'agriturismo e di vacanze slow fatte di escursioni e buona cucina, Bergolo è uno dei centri culturalmente più vivaci. Ospita in primavera il Cante' Magg, rassegna di danze e musiche che riprendono l'antica tradizione dei cantastorie locali, e in autunno un raduno di artisti di strada. Un concorso d'arte, "Bergolo paese di pietra", è all'origine dei murales che tappezzano il paese e che gli danno una coloritura originale.

Passeggiando per questi piccoli borghi, non è difficile notare nelle piazze principali i segni che delimitano i campi da gioco del pallone elastico, uno sport locale molto seguito anche oggi.

Lasciatosi alle spalle il piccolo borgo di Levice e le residue coltivazioni di nocciole, il nostro itinerario attraversa ora fitti boschi che danno al paesaggio un sapore più aspro. In piena estate, il calore opprimente delle basse valli lascia qui spazio a un piacevole refrigerio mentre la vista spazia sul profondo solco vallivo scavato dal Bormida.

La sagoma massiccia del castello di Prunetto (702 m) spicca sull'orizzonte delle montagne. Proprio il castello, che è raggiungibile con una breve e piacevole passeggiata, e la vicina chiesa della Madonna del Carmine, che conserva affreschi quattrocenteschi, costituiscono le maggiori attrattive turistiche del paese.

Prima di risalire il versante che separa il Bormida dal Belbo è opportuna una visita a Monesiglio (372 m) e al suo castello: è paese di bassa valle, uno dei più popolati con i suoi oltre mille abitanti. La strada riprende poi decisamente a salire verso la vetta della Langa, Mombarcaro (896 m). Posto "sulla cresta di un'eccelsa collina come sul maroso di un mare procelloso fermato di colpo": così Beppe Fenoglio dipingeva Mombarcaro in uno dei suoi romanzi più celebri, Il partigiano Johnny. Mombarcaro è posto in una posizione panoramica eccezionale: gli Appennini liguri non nascondono, all'alba di giornate molto terse, il mare di Savona che scintilla ai primi raggi del sole. In primavera si scorgono i nevai rilucenti delle Alpi Marittime e Cozie, in autunno un diluvio di colori inonda le balze collinari. Mombarcaro va scoperto passeggiando tra le sue stradine lastricate, visitando la porta medievale risalente al 1300, salendo alla Chiesa di S. Michele, davanti alla quale un giardino-balcone si affaccia sulla valle Bormida, e scovandone le curiosità, come i camini costruiti con fogge del tutto peculiari. Un piccolo museo etnografico consente di addentrarsi nelle curiosità del passato contadino del paese.

Gli amanti delle passeggiate storico-naturalistiche trovano qui un itinerario ideale che parte, poco dopo l'uscita del paese in direzione di Niella Belbo, dalla cappella di S. Rocco e discende verso la bellissima frazione Lunetta, piccolo borgo di pietra immerso nel verde. La cappella di S. Rocco racchiude uno dei più suggestivi affreschi di Langa, una quattrocentesca Cavalcata dei vizi. L'autore dipinse i sette peccati capitali rappresentati da altrettanti personaggi, ciascuno dei quali cavalca un animale differente.

Da Mombarcaro si può partire per visitare la sponda destra della Valle del Belbo, con gli abitati di Niella Belbo, Feisoglio e Cravanzana, oppure scendere a S. Benedetto Belbo. L'area fa parte della Riserva naturale delle sorgenti del Belbo, unico esempio di zona umida nell'Alta Langa, dove a maggio è possibile ammirare le orchidee in fiore.

Murazzano sorge a oltre 700 m, anch'essa situata in una posizione panoramica privilegiata, a dominare la pianura sottostante. Al centro del paese, che conserva un nucleo storico percorso da vie strette e impervie, sorge una torre a pianta quadrata che, secondo la tradizione, sarebbe stata eretta ai tempi delle incursioni saracene. Murazzano dà il nome a uno dei formaggi d.o.p. piemontesi: si tratta di un formaggio a pasta fresca prodotto da latte misto di mucca e pecora.

La cucina dell'Alta Langa è sobria ma ricca di piatti tradizionali: i salumi, il bollito di bue, la selvaggina, i funghi, i formaggi e i dolci di castagne e nocciole sono solo alcuni degli "itinerari gastronomici" che il turista potrà scoprire sostando nelle trattorie, nei ristoranti e negli agriturismi dispersi tra queste colline.

Il nostro itinerario riprende ora il suo cammino da Murazzano in direzione di Alba. Il percorso si snoda lungo ardite curve per non perdere quota e seguire il profilo alto della collina: si attraversano campi di cereali, prati, suggestivi boschi di castagni e pinete: siamo sulla strada comunemente conosciuta come "pedaggera", termine che ricorda il pedaggio un tempo richiesto a chi, su queste colline, transitava con il suo carico di merci facendo la spola tra il mare e la vicina pianura. Il panorama si apre all'intero arco delle Alpi piemontesi, dall'Argentera al Monviso al Rocciamelone, fino al Cervino e alla massiccia sagoma del Monte Rosa. Sulla destra, ripidi e selvaggi canaloni degradano verso il Belbo.

La bellezza del panorama suggerisce che i langaroli costruirono i loro paesi sulla sommità delle colline anche per ragioni estetiche. Si tratta di luoghi collocati al riparo dalle frane, meno avvicinabili dai nemici, ma anche più adatti a contemplare l'infinito che sta oltre la "siepe", oltre le dorsali collinari che nascondono l'orizzonte a chi rimane in basso e non ama "andar per Langa".

Bossolasco (757 m), sede della comunità montana, è da lungo tempo un centro turistico di grande richiamo. Sia l'edilizia pubblica sia quella privata sono molto ben curate, innumerevoli aiuole di rose costellano il territorio comunale e sbocciano in una fioritura collettiva a partire dal mese di maggio. Il centro storico, disteso sulla collina che si sporge verso il Belbo, conserva l'impostazione architettonica tradizionale: alte mura dall'inconfondibile colore sabbia lo mettono al riparo dai possibili danni degli agenti atmosferici. La chiesa di S. Giovanni, in stile gotico-lombardo, è stata ricostruita ai primi del Novecento, mentre il campanile in pietra risale al Quattrocento.

Merita una sosta anche il vicino centro di Serravalle Langhe (762 m) e in particolare l'oratorio di S. Michele, una struttura architettonica dalle sembianze banali che conserva però al proprio interno un prezioso ciclo di affreschi che risale al Quattrocento, in cui spicca il tema iconografico della pesa delle anime. Mantenendosi sempre in quota con leggeri saliscendi, l'itinerario prosegue verso nord, oltrepassando diramazioni laterali verso piccoli centri come Arguello, Ceretto, Albaretto della Torre, Lequio Berria, paesi accomunati dalla posizione panoramica e dalla presenza di tipici centri storici, con stradine strette che si incuneano tra case in pietra, cumuli di legna pronta per l'inverno, cantine e ripostigli scavati nelle marne, fienili in cui fanno mostra di sé tradizionali strumenti del lavoro contadino.

Un tempo punto di transito imprescindibile per chi attraversando le Langhe voleva raggiungere il mare, Borgomale (471 m) spicca per il suo imponente castello, appartenuto ad alcune delle casate più prestigiose della storia locale come i Del Carretto e i Falletti. Attraversato il Belbo, il nostro itinerario giunge alla sua conclusione, in luoghi resi celebri da Cesare Pavese, come Castino (525 m), "un paese sempre battuto da un vento frizzante... Verso sera specialmente pare di essere in cielo". Proprio da Castino prende avvio il sentiero dell'Alta Valle Belbo, che percorre lo spartiacque tra il Belbo e il Bormida fino a Sale Langhe.

Testo di: Adriano Favole

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