Rapporto Svimez 2010: Il Sud Frontiera tra Europa e Mediterraneo

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Il Sud come frontiera tra Europa e Mediterraneo

Con la recessione il Pil del Mezzogiorno ha fatto un balzo indietro di dieci anni. A essere colpito duramente è stato soprattutto il settore industriale. Dopo una diminuzione dell’1,4% nel 2008, l’anno scorso il Pil del Sud è calato del 4,5%, a fronte di una  riduzione nel Centro-Nord del 5,2%. Questa situazione congiunturale va però a incidere su un trend di più lungo periodo che vede da otto anni consecutivi il Sud crescere meno del Centro-Nord, cosa mai avvenuta dal dopoguerra. Non è dunque rassicurante la fotografia dell’economia che emerge dal Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2010, presentato a Roma martedì 20 luglio.

Il Rapporto denuncia il progressivo ridimensionamento della politica industriale per il Sud e, in particolare, della politica di incentivazione regionale che ne costituiva l’ossatura portante. Nel 2009 siamo arrivati ad un sostanziale azzeramento. Occorre invece un disegno strategico di sviluppo strutturale che deve passare per il ripristino di un consistente apporto differenziale di politica industriale regionale, coniugato con un più adeguato accesso del Sud agli interventi della politica industriale nazionale. Le risorse dovrebbero però essere adeguatamente indirizzate per raggiungere alcuni fondamentali “obiettivi guida”: la riqualificazione del modello di specializzazione produttiva, attraverso il sostegno alla ricerca e all’innovazione tecnologica e organizzativa, e allo sviluppo delle attività a più alta produttività; l’innalzamento delle dimensioni medie dell’impresa, attraverso il sostegno alla formazione di “reti” di imprese e a un maggiore accesso al credito; una maggiore apertura del sistema verso l’estero; la promozione e l’arricchimento di “filiere produttive”; il pieno inserimento delle agglomerazioni di imprese in settori strategici per l’industria nazionale; il rilancio delle politiche di attrazione.

Nulla di tutto ciò è successo negli ultimi anni secondo la Svimez. Al peggior andamento del Mezzogiorno ha concorso una ridotta efficacia della politica regionale di sviluppo, nazionale e comunitaria, conseguente a una dimensione della spesa pubblica per investimenti assai inferiore a quanto programmato. Alla scarsa efficacia ha contribuito anche la bassa qualità degli interventi. Forte è stata la dispersione delle risorse aggiuntive da finalizzare all’accelerazione dello sviluppo sul territorio in una eccessiva molteplicità di interventi, spesso succubi di domande localistiche. Deleterie sono state anche le lentezze e gli scoordinamenti nella concezione, progettazione e realizzazione degli interventi. E dal nuovo “Quadro Strategico Nazionale” 2007-2013 non vengono novità importanti: l’impostazione ha una forte continuità con il precedente periodo di programmazione e, riguardo all’avanzamento degli interventi, si confermano le difficoltà attuative. A questo scenario va aggiunto il capitolo del Fondo Aree Sottoutilizzate, che ha visto dirottare verso altri impieghi risorse che Svimez calcola pari a 26 miliardi. Ciò ha implicazioni rilevanti non solo sul finanziamento degli interventi previsti per le aree sottoutilizzate, ma anche sul Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, indebolendone la componente nazionale.

Secondo Svimez è invece urgente la realizzazione di grandi infrastrutture strategiche, non solo per la loro valenza economico-territoriale, ma anche per la loro capacità di mobilitare risorse tali da contribuire all’uscita dalla crisi. Una prima selezione di opere prioritarie per il completamento del sistema dei trasporti nel Mezzogiorno dovrebbe comportare un costo di circa 46 miliardi, con una copertura attuale di poco più di 11 miliardi e un fabbisogno finanziario da reperire di quasi 35 miliardi. Si tratta di importi consistenti che però potrebbero essere parzialmente coperti da capitali privati attraverso forme di finanza di progetto e di partenariato pubblico-privato. Potrebbe essere un primo campo su cui procedere con lo sforzo di concentrazione e riorientamento dei Fondi per lo sviluppo.

Con un’adeguata dotazione infrastrutturale il Mezzogiorno potrebbe assumere un ruolo di cerniera negli scambi commerciali tra Europa e Mediterraneo. Secondo il Rapporto bisogna puntare fortemente su questo posizione di “frontiera” del Sud, ma a tal fine serve un profondo processo di ristrutturazione dell’apparato produttivo meridionale, che deve essere accompagnato da più efficaci politiche di sviluppo in grado di porre le condizioni per cogliere le sfide e le opportunità nel “nuovo” scenario che si aprirà all’uscita dalla crisi. Una specifica politica per le aree deboli, pur se riformata, è secondo la Svimez ancora indispensabile, al fine di favorire i processi di modernizzazione, presenti anche al Sud, e le nuove opportunità del contesto competitivo internazionale che torneranno a presentarsi.

fonte MCC 23 07 2010
MercatiEsteri buisnessradar.it/blog

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