LA FRONTIERA

SPAZIO - IDENTITA'- COMUNITA'


a cura di Alessandro Vanoli
    Tra i segni che definiscono uno spazio e la percezione di un territorio, inteso come luogo dell'appartenenza e dell'appropriazione, si definiscono gli infiniti significati di un'idea di frontiera. Un oggetto di studio difficile, a cominciare proprio dalla sua mobilità, dalla sua umanissima mutevolezza. Frontiere naturali o culturali? Il problema ci sembra solo mal posto: la frontiera in quanto luogo della separazione non può che essere guardata da uno storico attraverso le memorie lasciate da uomini; memorie che si collocano, naturalmente, in uno spazio che le precede e che spesso pare l'autentico protagonista: i ghiacci dell'estremo nord, il deserto del Sahara, i tanti fiumi e monti che hanno segnato - e segnano - limiti, confini, frontiere. Ma tutto questo si colloca sin dal principio nell'orizzonte delle società e delle culture che hanno, di fatto, definito questi spazi. La frontiera, intesa dunque, come fatto culturale, obbliga storici che provengono da esperienze diverse e da studi spesso lontani, a porsi un primo inevitabile problema di definizioni: cosa furono di fatto queste separazioni per coloro che sancirono? Cosa intesero differenti lingue e culture definendo l'idea stessa della separazione? Come furono percepiti il limes latino, il taghr arabo o le fronteras spagnole? In questo primo ammettere l'estrema mutevolezza della percezione di tali divisioni risiede la nostra iniziale volontà di tentare un percorso che, attraverso il confronto di esperienze di ricerca che vanno dalla storia antica sino alla contemporanea, possa aiutarci a riconsiderare le categorie di tali distinzioni geografiche, politiche e culturali, tenendo fermo l'interesse sul fatto che tali categorie hanno costituito molto spesso gli elementi fondanti dell'intolleranza politica e religiosa. In questo panorama, che il dibattito tra i partecipanti alla nostra rivista si sforza di mantenere il più possibile vasto ed interdisciplinare, siamo partiti da alcune ricerche specifiche, che, al di là di interpretazioni troppo generiche, si propongono di studiare il fenomeno all'interno di casi particolari. Così si è preso in esame il problema della frontiera tra Cristianità e Islam nella Penisola Iberica alto medievale, le colonie norvegesi in Groenlandia dal secolo XI al XV e i problemi di frontiera e di etnia nell'Africa contemporanea. Proponiamo inoltre un percorso attraverso luoghi geografici e letterari, con la convinzione che questo possa rappresentare una via privilegiata alla comprensione di un fenomeno come quello della frontiera che, specie in quest'ultimo secolo, si è sempre più allontanato dall'idea di segno, fisica separazione territoriale, per avvicinarsi sempre di più ad un'idea dell'appartenenza: davanti all'abolizione delle frontiere geografiche, le comunità ridisegnano la propria identità, spesso drammaticamente, e la letteratura, più di una volta, offre una concreta possibilità di comprensione di questi nuovi, altrettanto mutevoli, confini.
 


Pagina aggiornata il 8-5-2000