ECONOMIA

Da Milano a Palermo, cali dal 7 al 30%. Uno su 10 lascia l'auto a casa
Il crollo dei consumi nelle metropoli favorito dalla rete più capillare dei mezzi pubblici

Caro benzina, fuga dal distributore
vendite a picco nelle grandi città

di VLADIMIRO POLCHI

Caro benzina, fuga dal distributore vendite a picco nelle grandi città

ROMA - Alla larga dai benzinai. Dove non sono riuscite le campagne ecologiche, ha colpito il caro-benzina: auto in garage e autobus affollati. I dati parlano chiaro: nelle grandi città il consumo di carburanti è crollato, con punte negative di -30%. A livello nazionale, nel mese di maggio 2008, la vendita di verde è calata del 9,1% rispetto a maggio 2007 e il gasolio del 3,5%. Non solo. Nei primi cinque mesi dell'anno le pompe hanno erogato 164mila tonnellate di combustibile in meno, rispetto all'anno precedente.

Secondo l'Unione petrolifera, la contrazione è generalizzata: i consumi petroliferi italiani (comprensivi di carburanti, lubrificanti, bitumi, petrolio da riscaldamento) nel mese di maggio 2008 hanno raggiunto 6,8 milioni di tonnellate, con un calo del 3,8% (269.000 tonnellate in meno) rispetto allo stesso mese del 2007. Ma è nelle grandi città e nel settore carburanti, che la contrazione diventa crollo: 30% in meno a Genova, 20% a Torino, Firenze e Bologna, 15% di calo nei distributori pugliesi, 12% in quelli di Palermo, 10% a Roma e Napoli, 7% a Milano.

A soffrire di più sono i gestori dei piccoli impianti dei centri urbani. A lanciare l'allarme è la Federazione autonoma dei benzinai (Faib): "Sa quanto guadagniamo mediamente su un litro di benzina? 3,5 centesimi di euro fissi, a prescindere dagli aumenti di prezzo - spiega Martino Landi, presidente nazionale del Faib-Confesercenti - per questo, il calo dei consumi rischia di strangolarci: in alcune grandi città del nord Italia è andato in fumo quasi un terzo delle vendite".

Insomma il caro-benzina non porta un euro in più nelle tasche dei benzinai, "mentre festeggiano le casse dello Stato grazie alla maggiore Iva versata". "Siamo stretti - prosegue Landi - tra crollo dei consumi e aumento dei costi di gestione, per questo sono in corso trattative con le compagnie petrolifere per rivedere i nostri margini di guadagno per ogni litro".

Meno benzina, meno auto. "I continui rialzi hanno spinto un automobilista su dieci, circa 2 milioni di persone, a non utilizzare più l'auto - sostiene Carlo Pileri, presidente dell'associazione consumatori Adoc - mentre 6 milioni, circa uno su cinque, la utilizzano solo una volta alla settimana. In totale, 8 milioni di automobilisti hanno modificato radicalmente le loro abitudini. E prevediamo che entro fine anno circa la metà degli italiani userà la macchina sporadicamente".

Diminuisce il numero delle auto (10% di immatricolazioni in meno nei primi cinque mesi dell'anno) cresce l'utilizzo dei mezzi pubblici. "Nelle grandi aree urbane, quello della benzina è un consumo comprimibile - afferma Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo - a differenza del gasolio, utilizzato massicciamente dai mezzi di lavoro. Si cerca di non uscire in macchina se non è indispensabile e aumenta il ricorso agli autobus. A Milano, negli ultimi 12 mesi, si è avuto un incremento del 10-15% dei passeggeri dei mezzi pubblici, complice il caro benzina e l'introduzione del ticket d'ingresso". Secondo Martinello, "l'aumento dei prezzi della benzina danneggia i consumatori, ma ha un effetto collaterale positivo". Quale? "Meno inquinamento".

Effetto collaterale confermato da una recente ricerca del centro studi Promotor (Csp): dall'inizio dell'anno i minori consumi di benzina hanno giovato all'ambiente, portando a un risparmio di anidride carbonica di mezzo milione di tonnellate. La diminuzione è pari a quella che si avrebbe se settecentomila pendolari decidessero di passare dall'auto al treno. "I minori consumi sono dovuti in parte a comportamenti diversi da parte degli automobilisti dettati dai prezzi - afferma Gian Primo Quagliano del Csp - in parte al rinnovo del parco macchine, che favorisce sempre di più il gasolio, che è meno inquinante". La conseguenza? 544mila tonnellate in meno di CO2.
(22 giugno 2008)
  • condividi
  PUBBLICITÀ

| Mappa del sito | Parole più cercate | Redazione | Scriveteci | Servizio Clienti | Rss/xml | Mobile | Podcast | Aiuto | Pubblicità

Divisione La Repubblica
Gruppo Editoriale L’Espresso Spa - P.Iva 00906801006