'Essenza' ed 'Energie' di Dio secondo San Gregorio di Nissa La distinzione tra l’"essenza" divina, che e' incomprensibile e le energie alle quali l’uomo puo' partecipare, e' stata gia' evidenziata prima di Gregorio di Nissa. Clemente d’Alessandria sottolinea che la parola umana e' incapace d’esprimere l’essenza divina. Solamente la forza e le opere di Dio possono essere conosciute.(1) Le parole ‘forza’ ed ‘energia’ sono sovente impiegate da Clemente senza alcuna distinzione. (2) Un po’ prima di lui, Ireneo rifiutava la pretesa degli Gnostici di voler conoscere l’essenza divina.(3) Sorvoliamo sull’utilizzo di tali termini da parte degli autori ecclesiastici antecedenti a Gregorio menzionando, tuttavia, Filone. Il suo Dio, il Dio dell'Antico Testamento non ha nome ed e' incomprensibile. Studiando le sue energie siamo condotti alla sua esistenza (ότι εστί)(4) ma non a cio' che Egli e' (τι εστί). E' molto probabile che quando Clemente parla dell’essenza e delle energie di Dio, abbia sotto gli occhi gli scritti di Filone. Non diciamo nulla su Gregorio di Nissa poiché l’influenza esercitata su di lui da quest’autore e' ben nota. Giungiamo ora a Gregorio di Nissa. La dottrina che riguarda l’essenza e le energie di Dio si riscontra molto sovente nelle sue opere poiché, come abbiamo indicato, questa dottrina si trova al centro della sua teologia e della sua spiritualita'. Egli parla piu' dettagliatamente attorno a questa distinzione nelle sue opere Contro Eunomio e in tre suoi piccoli trattati dogmatici: Ad Eustathium de Sancta Trinitate,(5) Ad Graecos (ex communibus notionibus),(6) e Ad Ablabium quod non sint tres dei.(7) La dottrina fondamentale di Eunomio, che lo distingueva non solo dagli ortodossi ma pure dagli Ariani prima di lui, consisteva nell’affermare che l’essenza di Dio puo' essere conosciuta dall’uomo. Egli precisava pure [la natura] di quest’essenza identificandola con l’ingenerazione (αγεννησία). In tal maniera concludeva che solamente l’ingenerato e' veramente Dio e che l’essenza del Figlio e' diversa da quella del Padre. Egli evitava pure di utilizzare i termini radicalmente all’agennetos."(10) La distinzione tra essenza ed energie in Dio e' importante se vogliamo conservare la fondamentale distinzione tra creato ed increato. Questa distinzione e' piu' radicale di quella che esiste tra il mondo spirituale e il mondo materiale.(11) L’essenza (ουσία) e' quanto e' inavvicinabile all’uomo, essere finito. Nel caso opposto non sussisterebbe alcuna distinzione tra creatura e Creatore. Pure le energie di Dio sono increate ma l’uomo vi puo' partecipare per grazia. Il termine energia viene impiegato da Gregorio nel genere singolare e plurale senza che vi sia una differenza di senso, nonostante l’opinione contraria del padre J.-Ph. Houdre(12) rinvenibile in un articolo sul quale torneremo. Qui dobbiamo solo sottolineare che quando il termine viene impiegato al singolare, si riferisce piu' specialmente alle tre persone della Trinita' e designa il loro comune operare. Gregorio condanna con tutta la sua forza la dottrina di Eunomio secondo la quale tra l’essenza di Dio e le creature si trovano delle energie create. "La ragione della causa (o της αιτίας λόγoς) ci fa solo pensare il Padre prima del Figlio, la cui vita e' inseparabile da quella paterna, affinchι nessuna nozione di distanza (διάστημα) possa interporsi tra loro”.(13) Nel suo secondo libro contro Eunomio (14) Gregorio attacca piu' dettagliatamente l’identificazione dell’essenza di Dio con l’agennesia, che conduce alla negazione della divinita' del Figlio. Gregorio dichiara che la base della fede cristiana e' la divinita' del Figlio, quale verita', luce, forza, via e, soprattutto, quale Dio. In seguito aggiunge: "Cio' che Dio e' nella sua essenza, sfugge ad ogni tentativo dell’intelletto e ad ogni sforzo. Tuttavia noi abbiamo la conoscenza della sua esistenza attraverso la grandezza e la bellezza delle creature, secondo una certa analogia delle cose conosciute. Attraverso le energie Egli ci dona solo la fede, non la conoscenza di cio' che e'.(15) Gli eunomiani invece di affermare che l’essenza del Padre e' ingenerata, pretendono che l’ingenerato costituisca l’essenza affinché, nella contraddizione con il genneton, possano provare la differenza di natura tra il Padre e il Figlio".(16) Al posto della conoscenza Gregorio pone la fede. Pone l’esempio di Abramo che, come segno fermo e chiaro della comprensione di Dio, ha eloquentemente testimoniato ch’Egli e' al di sopra di ogni possibilita' di comprensione.(17) L’uomo non puo' dunque conoscere il τι e l’όπως ma solamente l’ότι cioe' l’esistenza di Dio.(18) Ugualmente, per quanto riguarda le realta' umane, non ne conosciamo l’essenza. (19) "Noi ignoriamo noi stessi – afferma Gregorio – e tutto il resto… Chi puo' conoscere la sua anima? Se essa e' materiale o immateriale?" (20) "Cio' che conosciamo attraverso i sensi e' quant’e' utile alla nostra vita" (21). "Noi dunque ignoriamo il τί, l’όπως, il όθεν e il πόσoν essendo che tutto e' stato creato dalla saggezza divina che non ha limiti".(22) La pretesa di Eunomio d’identificare l’essenza di Dio con l’agennesia da' a Gregorio l’occasione di sviluppare la sua teoria sull’origine dei nomi. In questo egli resta nella linea dottrinale basiliana.(23) I nomi sono di provenienza umana (24) e non si possono identificare con le cose. “L’είναι e il λέγεσθαι non sono lo stesso. Dio e' colui che e', ma non si definisce in maniera tale che il nostro povero intelletto possa esprimerlo". <25 L’agennesia non e', dunque, che uno dei nomi di Dio e tale nome esprime pure cio' che Dio non e'. Gregorio lo indica come l’incorruttibilita' (αφθαρσία), cioe' l'assenza in Dio di cio' che non puo' essere e non di cio' che Egli e'.(26) Dio e' pure immutabile (άτρεπτoς, αναλλoίωτoς), immortale (αθάνατoς), eterno Citiamo un testo della sesta omelia sulle Beatitudini, nella traduzione di J. Daniélou, dove viene espressa la stessa affermazione: "Così guardando l’ordine della creazione, non ci formiamo un’idea dell’essenza, ma della saggezza di Colui che ha fatto tutto sapientemente. Ugualmente se noi riflettiamo sulla causa della nostra vita e se consideriamo che l’uomo non e' apparso per una necessita', ma per una buona volonta', noi diciamo che in questa maniera vediamo Dio, avendo nello spirito la sua Bonta', [anche se] non la sua essenza. E come ogni altra cosa che eleva il pensiero verso quanto e' meglio e piu' elevato, noi definiamo cio' conoscenza di Dio. In effetti, la potenza (δύναμιs), la purezza (καθαρότης), l’immutabilita' (ωσαύτως έχειν) e tutte queste cose formano nel nostro spirito l’immagine (φαντασίαν) d’una nozione alta e divina. Così, a sua volta, e' vero che il cuore puro vede Dio e che contemporaneamente nessuno Lo ha mai visto. In effetti, cio' che e' invisibile per natura diviene visibile per i suoi atti (ενέργιαι)(33) apparendo, per certi versi, appartenente alla sua natura (τισί περί aυτόν)”.(34) Non siamo d’accordo con J.-Ph. Houdret che rifiuta l’identita' tra le energie e gli attributi in Gregorio che J. Daniélou ha sottolineato molto bene.(35) Ma non e' l’unico errore rinvenibile nel suo articolo. Ci ritorneremo. Rimanendo al termine affermato nella citazione di Gregorio (περί αυτόν), sottolineiamo la distinzione tra l’essenza di Dio e quanto e' "attorno" ad essa. E’ per questo che non possiamo seguire J. Daniélou quando in un altro passaggio di Gregorio traduce: "Quanto agli altri nomi il cui significato e' positivo (ενδεικτική θέσεως), essi non designano la natura divina per se stessa, ma quanto si puo' religiosamente meditare su di essa".(36) Nonostante che la traduzione non sia completamente inesatta, al posto di tradurre "su di essa" noi traduciamo "attorno ad essa". La distinzione tra essenza ed energie di Dio e' ben sottolineata nello studio compiuto dall’arcivescovo Basile Krivocheine intitolato La semplicita' della natura divina e le distinzioni in Dio secondo san Gregorio di Nissa.(37) Permettetemi di citare un passaggio di questo studio che trovo molto importante, come lo stesso autore dice. “per un atto intellettuale”. (41) Come Gregorio sottolinea “l’intellezione (επίνoια) e' un assalto (έφoδoς) ricercatore di realta' ignorate che, partendo da realta' prossime…, scopre a seguito della iniziale comprensione dell’oggetto ricercato quanto segue".(42) Il divino assume diversi nomi con significati diversi secondo la varieta' delle energie.(43) Malgrado cio' "i nomi non hanno una loro propria sostanza, non sono che dei segni".(44) Un’altra cosa e' la nozione di ingenerato e un’altra ancora l’identificazione di un concetto con l’essenza divina. Eunomio identifica l’essenza, l’incorruttibilita' e l’ingenerato.(45) Secondo Gregorio "l’essenza ci indica l’esistenza (il τί), la corruttibilita' o l'incorruttibilita' la qualita' (il πoδαπόν), e l’ingenerato o l’ingenerato il come (il πώς). Ma la parola sull’essere, sul come e sulla qualita' e' differente".(46) Tutte queste indicazioni sono necessarie solo a noi. "La natura divina e' libera dalla materia e non ha bisogno di termini e di verbi per esprimersi" . (47) Le parole non toccano la natura delle cose, sono semplicemente un’invenzione dell’intendimento umano nel suo sforzo per interpretarle. (48) La natura divina assomiglia al sole dal quale riceviamo i raggi e il calore ma filtrati attraverso l’aria. Esso, secondo la sua natura, e' inaccessibile alla nostra debolezza.(49) Eunomio accusa Gregorio di negare l’incorruttibilita' divina; ma quest’ultimo si difende: "Separiamo dalla natura tutto cio' che e' aggiunto su di essa ma cio' senza il quale il soggetto non puo' essere compreso, come puo' essere separato dalla sua natura?" (50) L'incorruttibilita', dunque, secondo Gregorio, appartiene a Dio e non e' che un’energia creata, non identificandosi con l’essenza divina inaccessibile alla comprensione umana. Come l’ατελεύτητoν, il senza fine, e' άφθαρτoν, incorruttibile, così cio' che non ha inizio e' ingenerato (αγέννητoν).(51) Osserviamo il parallelismo dei termini. Tutti hanno lo stesso valore. Nessuno puo' esprimere Dio, poiché essi esprimono unicamente lo sforzo dell’uomo che vive nello spazio e nel tempo, quand’egli si avvicina alla divinita' che supera ogni limite. "I nostri giudizi su Dio sono degli abusi" (εκ καταχρήσεως λέγoμεν),(52) dice Gregorio. Nonostante che la natura divina sia una, l’uomo non puo' che esprimerla in diverse maniere. "Noi non dividiamo il soggetto con queste nozioni", afferma.(53) I nomi non si combattono l’un l’altro secondo la natura dei contrari. E' Eunomio che innesta sull’essenza di Dio ciascuno dei nomi che sono "attorno" al divino.(54) Incontriamo ancora una volta l’espressione περί τo θείoν. Per Eunomio la distinzione gregoriana tra le parole ατελεύτητoν e άναρχoν con le quali Dio e' rispettivamente άφθαρτoς e αγέννητoς condurrebbe a una mescolanza dei contrari. Dopo aver rapidamente esposto questa breve relazione, crediamo che la dottrina di Gregorio di Nissa sull’essenza e l’energia di Dio, dottrina comune agli altri due cappadoci ma che, a causa dell’eresia di Eunomio, Gregorio ha maggiormente sviluppato, e' stata la base a partire dalla quale tale concetto si e' ulteriormente sviluppato nella teologia bizantina.